Renzo Capra, gli anni della CdO, il brutto clima che si respirava a Brescia…

Claudio Bragaglio ricorda la figura e il ruolo dell'ex presidente di Asm, rileggendone l'ultimo periodo alla guida della municipalizzata bresciana e i difficili passaggi dopo la nascita di A2A.

Sulla stampa abbiamo avuto l’eco sincera e documentata dell’attività straordinaria dell’ingegner Renzo Capra. Con testimonianze che hanno giustamente evocato il grande valore dell’uomo e dell’amministratore, in particolare per Asm e nel passaggio ad A2A. Non mancheranno poi approfondimenti riguardanti anche il grande ruolo che Capra ha avuto per la storia, lo sviluppo della città e del sistema dei servizi pubblici. Trasporti locali inclusi.
Nella partecipata chiesa di Sant’Afra erano del tutto evidenti la riconoscenza e la grande commozione che si è pienamente riconosciuta nelle testimonianze intense espresse dai nipoti e dal figlio Pierlamberto.

Ma per onorare, come merita, nella sfera pubblica una figura come Capra si debbono dire anche parole di verità su alcuni passaggi irti e spigolosi, rifuggendo da ipocrisie. Così come ha fatto sulla stampa locale, in maniera del tutto condivisibile, l’ingegner Giorgio Schiffer.
La verità di scelte amministrative della nostra città che, con la sindacatura di Paroli e per imporre la presidenza per A2A dell’avvocato Tarantini, allora presidente della Compagnia delle Opere bresciana, hanno revocato l’ingegner Capra e liquidato la governance di A2A, espellendo amministratori con motivazioni politiche del tutto inconsistenti sotto il profilo giuridico, come ha poi riconosciuto anche il Tribunale, imponendo ad A2A risarcimenti milionari per gli amministratori ingiustamente estromessi.

Si tratta non di rivangare polemiche, ma di ricostruire la verità di fatti e di atti, nonché di biografie di persone come Capra che hanno rivestito un grande ruolo. Verità necessarie non solo per sistemare le pietre del passato, ma per costruire il futuro con una classe dirigente all’altezza d’un governo locale sempre più complesso.
Per chiarire, ad esempio, i perché d’un centrodestra bresciano che voleva la privatizzazione di una Asm gestita da un direttore, e poi un presidente, come Capra. I perché della contrarietà ad una delle più importanti scelte della Asm, come il Metrò. I perché delle forzature per imporre una governance che liquidasse Capra. I perché di consensi, anche trasversali, che hanno accompagnato il sistema di potere che irradiava dalla giunta formigoniana per la conquista di aziende come A2A e persino – cosa non riuscita, per merito dell’avvocato Guzzetti – anche di Cariplo.
E pure per capire anche la sentenza d’un Tar che dichiarò la propria incompetenza a fronte d’una iniziativa, promossa dal sottoscritto come consigliere comunale, tesa ad annullare le deliberazioni della giunta Paroli, che sovvertivano – proprio in merito alla governance di A2A – gli stessi “patti parasociali”, senza alcun pronunciamento né di giunta, né di consiglio.

E’ un brutto clima – di quegli anni e di quella città – che oggi si finge non sia esistito. Un clima che ha portato il sottoscritto a subire, da consigliere comunale, una denuncia per diffamazione da parte della Compagnia delle Opere per aver polemizzato, in un consiglio comunale (6 marzo 2009), contro la lobby della CdO, con riferimento proprio a tali scelte riguardanti le nomine di A2A. Difeso dagli avvocati Giuseppe Onofri e Andrea Ricci (a cui va la mia riconoscenza), la citazione per diffamazione è stata respinta dal Tribunale, con condanna della CdO al pagamento delle spese. Ma un clima preoccupante anche nel Pd che ha comportato per il sottoscritto, a seguito della mia iniziativa giudiziaria in sede Tar proprio contro tale operazione in A2A, una sospensione, durata 4 anni, dal gruppo consigliare del Pd.

Ricordo come dopo la presentazione della sua autobiografia (scritta da Capra con il prof. V. Varini) all’Aab, nell’ottobre nel 2014, in uno scambio di idee dissi all’ingegner Capra che comprendevo la sua giustificata amarezza, ma le cose avrebbero potuto cambiare… Però non saprei dire quanto fossi io stesso convinto della cosa.
Ma Capra aveva ragione nel vedere nel comportamento delle due giunte (Moratti e Paroli) il tradimento del progetto originario, al punto – così disse allora all’Aab – di essersi persino pentito della fusione di Asm in A2A. Almeno così come era stata fatta, mi era parso di capire! Questo il brutto clima di allora che traspariva dalle stesse parole di Capra.

Penso però che quelle parole, così amare, dure e polemiche, fossero un modo per dire a tutto il mondo politico locale non d’un suo sbaglio, ma più che altro degli sbagli altrui e quindi della necessità di rimettere in carreggiata l’operazione Asm-A2A. Come peraltro si è fatto poi negli anni (con le nomine per A2A delle giunte Sala e Del Bono) riprendendo – dopo quel dannato deragliamento del 2008/09 – il cammino del progetto originario per A2A, anche per quanto riguarda il riequilibrio dei rapporti tra Brescia e Milano, su cui il contributo di Capra era stato così determinante. Un motivo, tra molti altri, per cui ancora oggi Renzo Capra va convintamente ringraziato.

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