“Canton Mombello non ce la fa più, a Brescia serve un nuovo carcere”

Lettera aperta alle autorità nazionali e locali del sindacato della Polizia Penitenziaria che sottolinea i limiti della struttura carceraria. "E' anche una battaglia di civiltà"

(red.) Dopo che quello di Brescia è stato definito il secondo carcere peggiore d’Italia, il coordinatore regionale del siondacato di Polizia Penitenziaria della Funzione Pubblica Cgil, Calogero Lo Presti, ha indirizzato una lettera aperta alla ministra della Giustizia, al Prefetto e al sindaco di Brescia, nonché ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria, regionale e nazionale.
“Il XVII Rapporto dell’Associazione Antigone, riportato dai mass media nazionali e locali, che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale italiano”, scive il sindacato, “ha evidenziato una situazione preoccupante in essere nel carcere bresciano di “Canton Mombello”definendolo il secondo peggiore d’Italia. Le condizioni detentive nella Casa Circondariale di Brescia, più volte denunciate da questa organizzazione sindacale, sono risapute sia dalla politica nazionale che locale e dall’Amministrazione Penitenziaria e sono comuni a tante altre realtà della nazione”.

“Il problema del sovraffollamento detentivo, la vetustà della struttura risalente all’800, come la mancanza di spazi comuniidonei alla socialità”, si legge nel documento, “costituiscono, a nostro avviso, una pena supplementare nei confronti delle persone che si trovano nello stato di privazione della libertà. I limiti della struttura carceraria non permettono di organizzare attività ricreative, di studio e lavoro maggiori di quelle in essere, tutti elementi del trattamento che mirano e tendono alla rieducazione dei detenuti al fine del loro reinserimento nel tessuto sociale. Purtroppo le predette condizioni detentive si riverberano, anche, negativamente sul lavoro della Polizia Penitenziaria costretta ad assolvere al proprio mandato istituzionale gestendo situazioni di grave criticità come atti di autolesionismo, tentativi di auto soppressione oltre a gestire situazioni di altro stress derivate dalla convivenza forzata di persone provenienti da paesi diversi, con religione e culture diverse, oltre alla gestione e alla prevenzione dei contagi derivati dalla pandemia in atto”.

“Quest’ultimo aspetto”, prosegue la nota, “è stato gestito egregiamente sia dalla direzione che dal personale di Polizia mettendo in campo ogni sforzo e sensibilità al fine di garantire a tutta la popolazione detenuta non solo i diritti spettanti ma anche telefonate supplementari, video colloqui con i propri familiari ma principalmente assicurare che il Covid non entrasse all’interno di quella comunità carceraria. A questo proposito accogliamo favorevolmente la notizia di un accordo tra l’Amministrazione Penitenziaria regionale e la Direzione Generale del Welfare della Regione Lombardia, nella persona del dott. Marco Salmoiraghi, che prevede nelle prossime settimane la vaccinazione della popolazione detenuta”.

“Com’è noto la Casa circondariale di Brescia, nonostante i numeri preoccupanti derivati dal sovraffollamento, è rimasta avulsa dalle rivolte dello scorso anno scoppiate in diversi Istituti penitenziari d’Italia, questo grazie al grande e minuzioso lavoro della direzione che, unitamente alla Polizia Penitenziaria, ha saputo interloquire e rapportarsi con la popolazione detenuta al fine di prevenire particolari momenti di tensione che potessero scaturire in rivolte. La Fp Cgil da decenni sta portando avanti una battaglia di civiltà nel migliorare le condizioni detentive dei detenuti e di riflesso le condizioni lavorative della Polizia penitenziaria sensibilizzando i ministri della Giustizia, che si sono succeduti nelle varie legislature, ma anche i politici nazionali e locali affinché la questione carcere a Brescia sia definitivamente risolta con la costruzione di una nuova struttura penitenziaria”.

“A metà del 2019 sembrava che il progetto, con lo stanziamento di quasi 17 milioni di euro da parte del ministero delle Infrastrutture, stesse per avere esecutività, invece si è arenato unitamente ai sogni della popolazione detenuta ma anche della Polizia penitenziaria e del Comparto Funzioni Centrali ma anche di tutti quei “attori” che a qualsiasi titolo orbitano attorno al mondo carcerario bresciano. Un nuovo carcere a Brescia, ad avviso della Cgil, significherebbe una detenzione più umana e risocializzante restituendo alla società persone reinserite nel tessuto sociale abbassando la percentuale della recidiva garantendo, quindi, una maggiore sicurezza per i cittadini”.

“Egregio sig. ministro”, conclude la lettera, “riteniamo che le condizioni detentive all’interno di tutte le carceri italiane meritino un focus particolare per ciò che riguarda la depenalizzazione dei reati minori, un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione, un maggior stanziamento di fondi economici per manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture. Riteniamo che sia necessaria, a questo punto, una sostanziale riforma della giustizia quindi del sistema penale del nostro Ordinamento Giuridico, come riteniamo, ormai, improcrastinabile ulteriormente la realizzazione del nuovo carcere nella città di Brescia. In ultimo, chiediamo alle Autorità in indirizzo, ognuno per la propria competenza, di profondere ogni sforzo ed iniziativa affinché il progetto per la realizzazione del carcere a Brescia trovi attuazione ed esecutività senza ulteriore indugio”.

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