Indice globale della fame 2020: è allarme in 50 Paesi

(red.) Cesvi presenta la quindicesima edizione dell’Indice Globale della Fame (GHI 2020): lenti progressi, ma la fame rimane acuta. Obiettivo Fame Zero raggiungibile nel 2030 solo riesaminando i sistemi alimentari in modo equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Le conseguenze del Covid-19, unite al cambiamento climatico, aggravano fame e malnutrizione. Potrebbero raddoppiare le persone esposte alla fame e all’indigenza.
Dall’Indice Globale della Fame 2020 emerge che, a livello mondiale, la fame è ad un livello moderato, in miglioramento rispetto al 2000, ma resta alto l’allarme fame e malnutrizione: 11 paesi registrano livelli di fame allarmanti e 40 paesi appartengono alla categoria grave1. Le conseguenze socioeconomiche dell’emergenza Covid-19 potrebbero peggiorare la situazione e vanno ad aggiungersi all’impatto del cambiamento climatico sulla produzione, disponibilità e qualità del cibo e quindi sulla sicurezza alimentare globale.
L’Indice Globale della Fame (Global Hunger Index, GHI) realizzato da Welthungerhilfe e Concern Worldwide e curato da Cesvi per l’edizione italiana, è uno dei principali rapporti internazionali per la misurazione multidimensionale della fame nel mondo. La quindicesima edizione è stata presentata in un incontro digitale moderato dal giornalista di Radio 24 Giampaolo Musumeci, con la partecipazione del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, della Presidente Cesvi Gloria Zavatta, della Head of Mission in Kenya e Somalia Cesvi Isabella Garino e della Advocacy Coordinator Cesvi Valeria Emmi.

Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, inclusa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e la Banca Mondiale quasi 690 milioni di persone sono denutrite; 144 milioni di bambini soffrono di arresto della crescita e 47 milioni soffrono di deperimento e 5,3 milioni sono morti prima dei cinque anni nel 2018, in molti casi a causa della malnutrizione.
L’Indice Globale della Fame è uno strumento sviluppato per misurare e monitorare complessivamente la fame a livello mondiale, regionale e nazionale, sulla base dell’analisi di quattro indicatori: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni. L’Indice Globale della Fame2020 si concentra sulla fame in relazione alla salute umana, animale e ambientale e lo sviluppo di relazioni commerciali eque, mostrando come le attuali sfide siano interconnesse e richiedano un’azione a lungo termine e soluzioni politiche.
Dall’edizione 2020 emerge che il secondo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG), conosciuto come Fame Zero, fissato per il 2030, rischia di non essere raggiunto: al ritmo attuale, 37 paesi non riusciranno nemmeno a raggiungere un livello di fame basso nella Scala di Gravità. Inoltre, la pandemia di COVID-19 e la relativa recessione economica, e le devastanti conseguenze del cambiamento climatico, stanno aggravando l’insicurezza alimentare e nutrizionale di milioni di persone.


I DATI DELL’INDICE GLOBALE DELLA FAME2.
L’Indice Globale della Fame 2020 presenta un livello di fame globale (punteggio di 18,2) in miglioramento rispetto al 2000 in cui si registrava un livello globale grave; tuttavia, in molte zone il progresso è troppo lento e la fame rimane acuta. La percentuale di persone denutrite nel mondo è stabile, ma il numero assoluto è in aumento: nel 2019 la popolazione mondiale denutrita era all’8,9%, invariata rispetto al 2018, ma nel 2019 questa percentuale corrispondeva a quasi 690milioni di persone, ovvero 10milioni in più rispetto al 2018 e quasi 60milioni in più rispetto al 2014 (FAO et al. 2020).

LE REGIONI DEL MONDO PIÙ COLPITE DALLA FAME. Sono l’Asia meridionale e l’Africa a Sud del Sahara le regioni con i livelli di fame più elevata, i cui punteggi di GHI 2020 sono rispettivamente di 27,8 e 26. In entrambe le aree la fame è di livello grave, a causa dell’elevata percentuale di persone denutrite (rispettivamente 230 e 255 milioni) e dell’alto tasso di arresto della crescita infantile (1 bambino su 3). L’Africa a sud del Sahara ha il più alto tasso di mortalità infantile al mondo, mentre l’Asia meridionale ha il più alto tasso mondiale di deperimento infantile.

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