100 donne al mese a Brescia ai centri antiviolenza

Numeri impressionanti e che in Lombardia sono secondi solo a Milano. Denunce in calo, ma perché le vittime temono conseguenze su loro e i propri figli.

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(red.) Quella di ieri, domenica 25 novembre, in tutto il mondo è stata la giornata dedicata alla celebrazioni contro la violenza sulle donne. Numerose, anche nel bresciano, sono state le iniziative, ma a prevalere sono i numeri preoccupanti della piaga. Come dice Piera Stretti, fondatrice della Casa delle Donne, ogni mese sono un centinaio le vittime che si rivolgono ai cinque centri antiviolenza presenti in provincia (Casa delle Donne, Sportello VivaDonna di Gardone Valtrompia, Darfo, Palazzolo e Salò). Da gennaio a ottobre di quest’anno sono state 1.103 quelle che hanno acceduto ai servizi, numero che è al secondo posto in Lombardia solo dopo Milano.

E si parla di 6 italiane su 10 e in due terzi dei casi l’autore è il marito o l’ex. E nei dati relativi all’anno in corso si parla di un calo rispetto al 2017, ma si pensa solo perché si siano ridotte le denunce per vari motivi. Al primo posto, la non autosufficienza economica di quante sanno di rischiare nel caso in cui dovessero trovarsi da sole con i figli, oppure, soprattutto nel caso delle straniere, di non avere appoggi in famiglia. Ma in questo calderone di disagi c’è anche la legge sull’affido condiviso dei figli e il fatto che spesso venga chiesto alle vittime, da parte delle forze dell’ordine, se è il caso di denunciare e aspettando risposte che spesso non arrivano.

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