Ipertensione, un premio all’ateneo di Brescia

Il 20 settembre a Washington, in occasione del congresso dell’High Blood Pressure Research, ci sarà un riconoscimento per il lavoro clinico di Damiano Rizzoni.

(red.) Università di Brescia in prima fila nella lotta all’ipertensione. Il prossimo 20 settembre a Washington, in occasione del congresso dell’High Blood Pressure Research, verrà premiato il lavoro clinico di Damiano Rizzoni, a nome di un gruppo di studiosi della Clinica Medica dell’Università degli Studi di Brescia, diretta da Enrico Agabiti Rosei.
È la prima volta che un premio tanto importante viene assegnato a un ricercatore italiano. “Il prestigioso riconoscimento”, commenta Enrico Agabiti Rosei, “corona oltre due decenni di attività del Laboratorio di Biologia Vascolare presso la Clinica Medica dell’Università degli Studi di Brescia, all’avanguardia nella ricerca clinica sulle malattie vascolari e metaboliche, con tecniche assai innovative e promettenti”.
Lo studio “Effects of weight loss on structural and functional alterations of subcutaneous small arteries in obese patients”, pubblicato nel 2011 sulla rivista scientifica Hypertension (la più autorevole rivista nell’ambito della ricerca sull’ipertensione arteriosa e una delle più prestigiose nell’intero ambito delle malattie cardiovascolari), ha indagato gli effetti di una cospicua riduzione di peso ottenuta mediante chirurgia bariatrica, in pazienti con grave obesità, sulle alterazioni della struttura del microcircolo, sulla funzione endoteliale e su alcuni indici circolanti di stress ossidativo.
Lo studio è stato eseguito in collaborazione con la Cattedra di Chirurgia Generale e quella di Biochimica Clinica dell’Università di Brescia. Il gruppo di ricerca ha potuto per la prima volta dimostrare che la riduzione del peso corporeo ottenuta mediante intervento chirurgico che riduce l’assorbimento dei cibi, si associa ad un notevole miglioramento delle alterazioni strutturali vascolari della funzione dell’endotelio nelle piccole arterie sottocutanee nonché degli indici circolanti di stress ossidativo.
L’obesità si associa infatti, fra le altre cose, ad una marcata alterazione della struttura di parete dei piccoli, vasi, ad una perdita della normale funzione dell’endotelio, lo strato di cellule che riveste internamente i vasi, ed a un aumentato stress ossidativo, tutti fattori che possono concorrere all’aumento del rischio cardiovascolare osservato in questi pazienti. Gli stessi ricercatori avevano dimostrato, alcuni anni fa, che le alterazioni del microcircolo sono il più potente predittore di eventi cardiovascolari nei pazienti ipertesi e diabetici.
La valutazione della struttura delle piccole arterie è stata eseguita con una tecnica, detta micromiografica, assai precisa ed attendibile, utilizzata in pochissimi laboratori di ricerca nel mondo, nella quale i piccoli vasi vengono dissezionati ed isolati da biopsie tissutali, e sottoposti a misurazioni morfologiche e valutazione delle risposte funzionali con una strumentazione assai sofisticata.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.