Caro catasto, bresciani penalizzati dall’Imu

Un negozio di Brescia vale circa quattro volte un suo gemello di Sondrio. Una forneria in centro alla Leonessa pagherà quasi il doppio di una a Mantova.

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(red.) Un negozio di Brescia vale circa quattro volte un suo gemello di Sondrio. Una forneria in centro alla Leonessa pagherà di Imu quasi il doppio di una a Mantova. E ancora, un trilocale in città equivale ad averne tre a Roma o tre e mezzo a Venezia, ma è valutato quattro volte di più rispetto a un appartamento di Sondrio.
Meraviglie del fisco italiano, che stando ai dati resi noti dal Sole 24 ore così stima il valore di appartamenti e negozi degli italiani in base alle tariffe d’estimo su cui poggia l’Imu al debutto da quest’anno grazie all’anticipo sul calendario imposto dal decreto Salva-Italia.
I 22 miliardi all’anno garantiti al netto delle scelte comunali di alzare le aliquote di riferimento si ottengono applicando moltiplicatori che aumentano circa del 60 per cento la base imponibile. Le bizzarrie del catasto diventano così sempre più evidenti e incidono in modo sempre più pesante.
Brescia si piazza al sessantottesimo posto (su 104) per il costo annuale dell’Imu stimato su una appartamento di circa 100 metri quadri in zona centrale (495 euro) e sale al cinquantaduesimo se si parla di negozi (1.201 euro). Nella città più cara, Roma, il conto di un’attività commerciale arriva a 4.057 euro all’anno, cioè 12 volte l’imposta dovuta dallo stesso negozio a Sondrio. Le assurdità non mancano: l’Imu di Crotone e Vibo Valentia supera quella di Bergamo, Padova e Torino.
Per quanto riguarda le abitazioni Venezia diventa la città più cara (1.563 euro all’anno), e chiede otto volte più di Lucca, la più economica. Insomma, sul fronte dell’equità l’Imu vacilla e non se ne sono accorti solo i cittadini. Il Governo ha annunciato la riforma del catasto ma almeno per un paio d’anni i conti resteranno geograficamente insensati.

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