In Afghanistan i Tornado di Ghedi

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tornado1.jpgLo ha deciso martedì il consiglio dei ministri. Ne partiranno quattro.


(red.) Partiranno dalla base aerea di Ghedi, pochi chilometri a Sud-Est della città di Brescia, i quattro Tornado dell’Aeronautica militare italiana che martedì il consiglio dei ministri ha deciso di inviare in Afghanistan approvando la proroga delle missioni internazionali per il 2008.
Secondo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, "era giusto che anche i Tornado italiani partecipassero alle attività di copertura del nostro contingente e di quello dei paesi alleati. Gli aerei non saranno utilizzati per bombardare, ma per osservare, così come già fanno quelli tedeschi".
I Tornado del 6° Stormo di Ghedi sono già pronti e, per il loro invio in Afghanistan, si attende solo il via libera della Nato. Il finanziamento dell’operazione, approvato dal consiglio dei ministri, decorre a partire dal 1° ottobre, ma i velivoli sono già disponibili e operativi.
Da tempo si parlava dell'invio di aerei da caccia italiani in Afghanistan, con compiti di ricognizione, per dare il cambio a quelli tedeschi e britannici, ma l’idea sembrava essere stata accantonata per motivi di budget.
Il 6° Stormo di stanza presso la base bresciana di Ghedi dispone di tre gruppi di Tornado: il 156° e il 154° operativi e il 102° per l'addestramento dei piloti. I suoi velivoli sono stati recentemente dotati di un nuovo apparato per la ricognizione aerea, il "pod reccelite".
Il Tornado è un jet da caccia che può svolgere missioni sia di attacco sia di ricognizione. E’ dotato di munizioni a guida laser. Lungo 16,7 metri, ha una superficie alare di circa 27 metri quadrati e può raggiungere una velocità di mach 1,2 (1.480 chilometri orari) a bassa quota. Ha un’autonomia di 3.800 chilometri ed è rifornibile in volo. L’equipaggio è formato da un pilota e un navigatore.

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