Social Network, twittare non è sempre un male

La rete di contatti e amicizie, anche se virtuali, può essere positiva. Ma i like non devono diventare l'unica fonte di approvazione...

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    di Nicola Conti
    Pollice in su per chi pensa che i social network siano dannosi…. E invece no. O, almeno, non per forza. Nonostante internet (social compresi) possa tendere varie trappole, è anche vero che sia fonte di opportunità e crescita. È proprio su questi ultimi elementi che si cercherà di porre l’accento, con un occhio di riguardo anche al lato oscuro della rete.

     

    Vi siete mai interrogati sui motivi che hanno reso i social così diffusi e popolari? 
    Social Network significa letteralmente rete sociale e visto che non possiamo vivere in assenza di rapporti umani, ecco spiegata la grande diffusione di queste piattaforme. Esse estendono e arricchiscono le potenzialità relazionali nel tempo e nello spazio. È possibile connettersi ad amici da una parte all’altra del mondo, aggirando gli ostacoli del fuso orario. Il tutto in maniera gratuita. Si ha la possibilità di costituire gruppi in base ad interessi personali, informarsi riguardo agli accadimenti nazionali e internazionali, trascorrere il tempo e, non dimentichiamocelo, mantenere ed estendere le proprie conoscenze. Quest’ultimo aspetto risponde al bisogno fisiologico di appartenenza e di gruppalità. Per questo motivo i social non possono essere letti come una moda temporanea, perché rispondono a necessità profondamente radicate nella psiche umana.
    Non solo. I social sono così popolari perché rendono popolari. Giochi di parole a parte, la struttura intrinseca del web permette di raggiungere un numero massivo di persone, e di manipolare l’immagine di sé che viene presentata al mondo. Ottenere il successo tramite i social network non è facile oggigiorno, visto che quest’onda è stata cavalcata a sufficienza molto prima che divenisse una moda.

     

    Inoltre, anche se il successo di per sé non è qualcosa di negativo, non scordiamoci che l’assiduo perseguimento della fama può risultare dannoso. Come? I social permettono di sperimentare, integrare, modificare e potenziare i propri aspetti identitari. Sul web cerchiamo di fornire la migliore immagine di noi, a volte anche in maniera fittizia. Si potenziano i lati positivi e si smussano quelli negativi, al fine di ottenere la maggior approvazione possibile. Ciò risponde al bisogno di autoaffermazione presente in ognuno di noi. Fino a questo punto nulla di preoccupante. Il problema sorge quando i social diventano le principali fonti di approvazione e si comincia a dipendere quasi esclusivamente dai giudizi altrui. In questo caso, viene meno il proprio punto di vista mentre diventa totalizzante quello altrui, che è fortemente mutabile e incerto.

    Quando, invece, i social permettono di esplorare, integrare e sperimentare la propria identità in maniera sana, ecco che diventano nutrienti strumenti di crescita personale, soprattutto nell’età adolescenziale e pre-adolescenziale.
    L’adolescenza, per certi versi, è una seconda infanzia. Nei primi anni di vita il bambino ha bisogno di esplorare e sperimentare se stesso e il mondo circostante per crescere, sotto la supervisione e la guida delle proprie figure di riferimento. Lo stesso accade in maniera più matura per gli adolescenti. Essi esplorano, cercano, sperimentano e hanno bisogno di acquisire tutte quelle competenze che gli permettano di giungere in maniera completa all’età adulta. I social network favoriscono il giovane in queste conquiste. È importante, però, la presenza dei genitori. Se è vero che l’adolescente allontana il padre e la madre sostenendo di essere indipendente, è anche vero che chiunque, in un momento di difficoltà, ha bisogno di figure di riferimento a cui rivolgersi. Una guida. Fondamentale in questa fase è infatti la presenza non invadente dei genitori, al fine di sostenere il giovane nella sua crescita e nella sua autonomia.

    Che dire infine? Discutere di social network richiederebbe giornate intere a causa della vastità dell’argomento. Oltretutto la crescita esponenziale di questo strumento virtuale rispecchia i cambiamenti repentini e costanti della nostra società. Come difendersi? Come devono comportarsi i genitori con i propri figli? I social possono creare dipendenza?
    Per tutti questi quesiti si rimanda il lettore a prossime pubblicazioni, allo scopo di capire e approfondire insieme questo immenso e potenzialmente infinito mondo virtuale. 

    Nicola Conti, nicolaconti07@gmail.comè uno psicologo laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, ipnologo, psicoterapeuta in formazione ed esperto nella codifica delle espressioni facciali. Lavora nell’ambito clinico con minori, anziani e tossicodipendenti. Organizza eventi di formazione ed informazione sul territorio bresciano allo scopo di sensibilizzare i cittadini riguardo ai temi di attualità, trattandoli in chiave psicologica. L’obiettivo è far luce su fenomeni sociali attuali, nei confronti dei quali è presente una parziale o non corretta conoscenza. 

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