Desirée, trovato il giubbino: prova del dna per la traccia

Recuperato il pezzo di indumento dove era stata isolata una traccia diversa rispetto ai quattro condannati. Ora la procura valuterà tutto quello da fare.

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(red.) Il giubbino, o almeno una parte, indossato dalla 14enne Desirée Piovanelli quel settembre del 2002 quando venne trovata morta nella cascina Ermengarda di Leno, nella bassa bresciana, esiste ancora. E’ quanto è emerso nelle ore precedenti a sabato 27 aprile nel momento in cui all’ufficio dei corpi di reato è stato trovato il pezzo di indumento. E la parte che interessa è quella all’altezza di un gomito dove erano state trovate delle tracce ematiche. Una traccia biologica che a distanza di diciassette anni ha fatto emergere l’ipotesi di un quinto uomo che avrebbe partecipato a quel delitto.

Per quella tragedia vennero condannati in via definitiva tre minori e un maggiorenne – Giovanni Erra – ai quali ora potrebbe aggiungersi un altro profilo che non era stato ritenuto interessante in quel periodo delle indagini. E proprio queste ultime novità avevano portato prima il padre della ragazza, Maurizio, e ora anche il condannato Giovanni Erra, a riaprire il caso e chiedere, per quanto riguarda il secondo, la revisione del processo. La sensazione del padre di Desirée è che dietro il delitto ci fosse in realtà un giro di droga e pedofilia guidato da un mandante mai trovato.

E ora la traccia sul giubbino di un presunto ignoto 1 e quella su un fazzoletto, che però è stato distrutto all’epoca di quelle prime indagini, hanno riportato il caso all’attualità. Dalla procura che ha aperto una nuova inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile della questura, fanno però sapere di voler adottare le tecnologie a disposizione sulla traccia biologica isolata sull’indumento, ma solo se porterà a una pista precisa.

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