Zanotti liberato, “questa è stata la fine di un incubo“

Ieri l'imprenditore di Marone ha raccontato il periodo dei tre anni di prigionia. "Il momento peggiore? La battaglia con i russi". C'è stato un riscatto?

(red.) Nella giornata di ieri, lunedì 8 aprile, probabilmente dopo essere riuscito a recuperare un minimo di tranquillità dopo tre anni di prigionia, l’imprenditore bresciano Sergio Zanotti ha deciso di parlare ai giornalisti per raccontare quanto gli era successo e come ha vissuto questo periodo. Ha descritto come il momento peggiore che ha vissuto in questi tre anni sia stato durante una battaglia tra i miliziani islamisti e i russi in territorio siriano, a due passi dal suo luogo di prigionia. Ha raccontato di aver avuto paura che qualche russo potesse entrare nella sua cella per poi ucciderlo prima di spiegargli chi fosse. L’imprenditore di Marone ha anche parlato di dieci nascondigli tra i quali è stato trasferito, forse per far perdere le tracce.

Poi, nei giorni precedenti a lunedì, la consegna a quattro operatori italiani al confine con la Turchia e che lo hanno condotto su un aereo per Roma verso la liberazione. Ha anche detto che rischiava di essere scambiato con qualcuno e aveva girato un video-appello prima che un kamikaze si facesse esplodere. E a quel punto lo scambio non sarebbe stato portato avanti. Ha anche rivelato di aver girato molti più video rispetto a quelli pubblicati su internet e che i suoi carcerieri si esprimevano in inglese e a gesti. Tutti erano a viso scoperto – tranne i capi – giovani e fanatici che volevano che Zanotti si convertisse all’Islam. Ha detto di non aver mai subito violenze, ma di non poter uscire dal luogo in cui era rimasto segregato. E anche cibo e acqua improponibili.

E trascorreva i giorni, oltre a pensare alla famiglia e ai ricordi, scrivendo con una matita al passare delle giornate oppure nei video quando gli veniva comunicata la data. Così si sarebbe tenuto aggiornato sul periodo di prigionia. Il motivo del viaggio in Turchia? Ha ammesso di voler acquistare monete antiche per poi venderle sul mercato italiano. Ma ora i tre anni di prigionia cercheranno di restare solo un ricordo. Invece, inizierà un periodo di normalità a Marone, nel suo paese, tra una partita a carte con gli amici al bar, l’affetto della famiglia e la possibilità di tornare al lavoro dopo che un amico vorrebbe aiutarlo. Nel frattempo, aldilà del racconto alla stampa, la procura di Roma che ha sentito Zanotti al momento del rientro in Italia ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo.

Agli inquirenti ha detto di essere stato venduto da un tassista abusivo, poi narcotizzato e si sarebbe risvegliato in una casetta di Aleppo, in Siria. E al momento della liberazione è stata la frase in inglese “Go Italy” a far capire a Zanotti che sarebbe stato liberato in giornata. Glielo hanno detto proprio i miliziani – di Al Qaeda secondo lui – nel viaggio verso il confine e in cui c’erano i quattro italiani a prelevarlo. E da questo punto di vista ha voluto rivolgere un messaggio alla madre di Sandrini, nelle mani dei terroristi, dicendole di stare tranquilla perché gli “italiani sono i più bravi”. Ora c’è anche da capire se l’imprenditore sia tornato libero grazie a un riscatto o in cambio di denaro o di persone. Di certo, come ha concluso, non tornerà mai più in un Paese musulmano.

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