Artogne, lavoratori in nero, chiusa una fabbrica

I carabinieri di Breno e l'ispettorato hanno scoperto un'attività sartoriale gestita da una cinese e con addetti italiani e orientali. Nessuno con contratto.

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(red.) I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Breno con quelli di Artogne e l’Ispettorato del Lavoro hanno compiuto un blitz in una fabbrica di Artogne, nel bresciano. L’attività imprenditoriale che si occupa di cucire abiti è intestata a una donna cinese e ha sede legale a Prato, in Toscana. All’interno c’erano sette italiani e tre cinesi, questi con regolare permesso di soggiorno, mentre in una stanza stavano dormendo altri tre orientali. Probabilmente dopo aver concluso il turno di lavoro.
Per uno di questi è stato disposto il trasferimento al centro di identificazione per essere espulso in quanto non regolare. I militari hanno scoperto che l’attività di lavoro non era conosciuta al comune di Artogne e gli addetti operavano senza alcun contratto. Per questo motivo la titolare è stata denunciata per l’impiego di personale in nero e di stranieri irregolari. L’impresa è stata sospesa e la titolare sarà destinataria anche di una multa da 35 mila euro.

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