Staminali, la cura? “Medicina sperimentale, non truffa”

Secondo i difensori dei sette imputati nel processo cosiddetto "Stamina 2", gli esosomi inoculati nei pazienti "avrebbero migliorato la vita dei malati" .

(red.) Sono sette gli imputati nel processo per le presunte truffe ai malati a cui venivano somministrate “cure” con cellule staminali.
Il tribunale di Brescia ha chiamato alla sbarra il chirurgo plastico bresciano Erri Cippini, il medico Marino Andolina, già coinvolto nel caso “Stamina”, Monica Salvi, Ivana Caterina Voldan, Stefano Bianchi, Peter Edward Kellner e Carmine Scarpa.

Per il magistrato “quelli che stavano operando erano dei ciarlatani”, mentre  per il collegio difensivo “la cura a base di esosomi non era medicina alternativa, ma medicina sperimentale” che avrebbe “migliorato, in alcuni casi, la vita dei pazienti”.

Alla sbarra con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e alla somministrazione di farmaci pericolosi, i sette imputati del cosiddetto caso “Stamina 2”, una sorta di “spin off” dell’omologo che vide imputato “e poi condannato Davide Vannoni, deceduto nel 2019, e che ha tra i protagonisti il pediatra Marino Andolina, il chirurgo plastico bresciano Erri Cippini (per il quale la Procura ha chiesto la pena più alta, 6 anni) ed altri personaggi gravitanti nel mondo delle cure alternative (o “sperimentali”, come sostiene la difesa) e che avrebbero, secondo l’accusa raggirato pazienti affetti da gravi malattie neurodegenerative.

Il collegio difensivo, costituito dagli avvocati Giorgio Zanelli, Donatella Morandi e Paolo Inverardi ha rimarcato che “tutto è stato fatto in assoluta buona fede per cercare di aiutare e non di sfruttare malattie”.

Il medico bresciano, secondo l’accusa, sottoponeva i pazienti a prelievi di tessuto adiposo per realizzare il preparato nel laboratorio svizzero di Peter Edward Kellner, amministratore delegato della società, sostanza che poi veniva inoculata nello studio situato in città.

Nell’udienza che si è svolta martedì, Andrea Ricci, legale del medico bresciano, ha dichiarato che in qualità di direttore scientifico della Epha Foundation, “Erri Cippini si occupava di raccogliere i dati della sperimentazione ai fini della divulgazione scientifica”. Non solo, per il difensore del chirurgo plastico, tutte le prestazioni sono state “documentate con fatturazione”, definendo “il meccanismo troppo complesso e per nulla remunerativo” per “essere davvero al cospetto di una truffa”.

Il processo è stato aggiornato al 22 dicembre.

 

 

 

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