Timken, si chiude: nessun ripensamento

Azzerate le speranze per i 105 addetti del sito industriale di Villa Carcina. E i sindacati respingono l'ipotesi della cassa integrazione straordinaria.

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(red.) Nessun passo indietro e nessuno spiraglio per il salvataggio del 105 posti di lavoro alla Timken di Villa Carcina (Brescia) per la quale la proprietà (una multinazionale statunitense) ha deciso la chiusura lo scorso 19 luglio.

Dopo quasi un mese e mezzo di incontri, dibattiti, presidio ed iniziative di solidarietà verso gli addetti del sito produttivo bresciano, anche nell’ultimo vertice tra sindacati e azienda, che si è tenuto in via telematica lunedì 30 agosto, la risposta è stata solo una: si chiude.
Sul tavolo solamente la possibilità di chiedere la cassa cassa integrazione (per un anno) per i dipendenti.

Un ricorso alla Cigs che per la Fiom Cgil è “inaccettabile” poichè significherebbe arrendersi alla chiusura del sito produttivo che verrebbe, queste le intenzioni mai dichiarate dalla proprietà, ma confermate dal sindacato, delocalizzato in Romania.

Timken Villa Carcina

Dall’incontro tra i vertici della Fiom di Brescia e le rappresentanze sindacali con il direttore dello stabilimento Francesco Contolini e i due consulenti del lavoro, la multinazionale ha chiuso ogni possibilità di ripensamento, mentre le sigle sindacali che seguono la vertenza puntano, almeno, al ricorso al contratto di solidarietà per il quale l’azienda ha a disposizione ancora trenta mesi.

Intanto i 105 addetti non abbandonano il presidio permanente istituito all’annuncio della chiusura e si dicono “sconcertati” per l’atteggiamento della proprietà e per le modalità e le tempistiche con cui ha annunciato lo stop alla produzione.

Una delle speranze per conservare i posti di lavoro potrebbe essere, a  questo punto, il subentro nel sito produttivo di via fiume Mella.

 

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