150mila euro per i genitori di Domenico Tortorici, vittima della strage di San Polo

Sarà lo Stato a dover risarcire la famiglia del 19enne coinvolto suo malgrado nel massacro di quattro persone effettuato per gelosia la notte fra il 3 e il 4 marzo 2012 dal 34enne Mario Albanese. Poi condannato all'ergastolo.

Brescia. Nella notte fra il 3 e il 4 marzo 2012 il loro figlio di 19 anni venne ucciso a colpi di pistola dal 34enne Mario Albanese nel corso della cosiddetta strage di San Polo, quando l’uomo (poi condannato all’ergastolo) sparò alla sua ex Francesca Alleruzzo, 45 anni, all’amico 52enne di lei, Vito Macadino, alla figlia della donna Chiara Matalone e al suo fidanzatino 19enne Domenico Tortorici. Il movente? la gelosia?
Una sentenza della corte d’Appello di Roma ha ora stabilito che lo Stato dovrà versare a Benedetto Tortorici e alla moglie Maria Giuseppa, genitori di Domenico, 75 mila euro a testa a titolo di risarcimento.
La Corte d’appello di Roma che ha riformato la sentenza del Tribunale che non aveva concesso l’indennizzo chiesto dai genitori in base alla direttiva europea del 2014. Una direttiva che riconosce il diritto in caso di impossibilità a ottenere il risarcimento da parte del colpevole di un delitto intenzionale violento.
Una sentenza che il legale della coppia, Claudio Defilippi, del Foro di Milano (che farà ricorso ritenendo il risarcimento non sufficiente), reputa «rivoluzionaria» in quanto la somma sarà corrisposta come risarcimento «per omessa e tardiva trasposizione» della direttiva europea sull’indennizzo.
Il Tribunale aveva ritenuto inoltre che il padre e la madre di Tortorici non avessero fornito la prova o perlomeno tentato un’azione per ottenere il risarcimento, ma i giudici d’appello spiegano che l’ammissione, come avvenne nel processo, dell’imputato al patrocinio a spese dello Stato (ricollegabile al limite reddituale all’epoca inferiore a 11mila euro) «dimostra oggettivamente, in assenza di elementi contrari e idonei a smentirlo, che la situazione economica dell’Albanese era tale da non consentirgli di far fonte al pagamento della somma che era stato condannato a pagare».

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.