Diede fuoco alla moglie: ecco le ragioni dell’ergastolo

Rese pubbliche le motivazioni della sentenza che il 21 giugno scorso ha condannato il 55enne di origini marocchine Abderrahim Senbel per aver ucciso la 45enne Mina Safine.

Brescia. Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza che il 21 giugno scorso ha condannato all’ergastolo il 55enne di origini marocchine Abderrahim Senbel per aver ucciso il 27 settembre 2020 la moglie 45enne Mina Safine, dandole fuoco nel loro appartamento al sesto piano di un condominio in via Tiboni nel quartiere cittadino di Urago Mella.
Secondo i giudici la tesi dell’imputato che la moglie si sia data fuoco da sola non sta in piedi sia per le dichiarazioni della vittima subito dopo il fatto (con una telefonata a un’amica in cui accusava il marito di averle dato fuoco) sia perché «dalla consulenza medico-legale è emerso che l’ustione più acuta si trovava sotto il mento della vittima, a dimostrazione che il fuoco aveva avuto origine “nella parte anteriore alta del volto”, per poi propagarsi nelle altre aree del corpo. L’unico punto della cute di Safine risultato integro era quello dei solchi sottomammari e dei cavi ascellari, il che consente di affermare che la vittima al momento del fatto non aveva, con intento autolesionistico, proiettato il braccio in direzione della parte superiore del capo onde innescare ella stessa la fiamma».
Insomma, secondo la corte «si è in presenza di una ricostruzione storica affidabile, fondata sul coerente intreccio tra quanto dichiarato dalla stessa persona offesa nell’immediatezza del fatto ed il contributo conoscitivo versato in udienza dai testi, cui devono aggiungersi il solido puntello fornito dalla consulenza medico-legale e le dichiarazioni a dir poco autolesionistiche dell’imputato».
Mina Safine aveva riportato ustioni sul 90% del corpo ed era stata ricoverata prima a Brescia per poi essere trasferita a Genova dove era morta una settimana dopo.

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