Discarica, Formigoni: «Non ci fu corruzione»

L'ex presidente lombardo prosciolto con la formula del "non luogo a procedere" per l'episodio della presunta mazzetta incassata da Nicoli Cristiani.

(red.) Il senatore Ncd ed ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è stato prosciolto con la formula del “non luogo a procedere” per l’episodio della presunta mazzetta incassata dall’ex vicepresidente del Consiglio regionale, il bresciano Franco Nicoli Cristiani.
Lo ha deciso il gup di Milano Vincenzo Tutinelli nel procedimento relativo alla discarica di Cappella Cantone (Cremona). Per l’altra accusa contestata a Formigoni, la concussione, il gup ha trasmesso gli atti a Bergamo.
Il gup “riconosce la mia totale estraneità e mi assolve – scrive Formigoni su Twitter – L’assoluzione di oggi è la 12sima su 12 processi che ho subito, tutte assoluzioni con formula piena”.
Secondo l’ipotesi della procura di Milano, l’imprenditore Pierluca Locatelli avrebbe pagato una tangente da oltre un milione di euro alla Compagnia delle Opere di Bergamo su input dell’ex governatore lombardo per ottenere i permessi per la realizzazione della discarica. Questa parte dell’inchiesta, per cui si ipotizza il reato di concussione, è stata trasferita a Bergamo per competenza territoriale.
Oltre a quella di Formigoni, la trasmissione riguarda le posizioni dell’allora presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, Rossano Breno, il suo ex vice presidente Luigi Brambilla, e l’ex assessore regionale all’Ambiente Marcello Raimondi. Nei confronti dei quattro imputati il gup Tutinelli ha dichiarato “il non luogo a procedere” dall’accusa di concorso in corruzione per la presunta tangente da 100mila euro pagata dall’imprenditore Locatelli a Nicoli Cristiani. Questo proscioglimento è legato al fatto che la procura di Milano ha modificato il capo di imputazione nei confronti di Formigoni e delle altre tre persone da corruzione a concussione.
Il prossimo 29 ottobre, inoltre, il giudice si pronuncerà sulla richiesta di patteggiamento di Nicoli Cristiani e dell’ex funzionario dell’Arpa Lombardia, Giuseppe Rotondaro, e sugli abbreviati di Locatelli, della moglie e degli altri due imprenditori coinvolti, i fratelli Antonio e Giovanni Testa.

 

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