Volpi uccise con crudeltà, padre e figlio nei guai

Una coppia di cacciatori, che utilizzava metodi cruenti per sopprimere gli esemplari, condannata a 9 e 6 mesi di reclusione.

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(red.) Regione Lombardia ha deliberato un piano straordinario per la selezione della volpe reso necessario, stando a quanto dichiarato dagli amministratori, per motivi di natura sanitaria. Il provvedimento prevede l’abbattimento di 1000 capi in totale (di cui 80 nella provincia di Milano, 150 in quella di Bergamo, 170 nel bresciano). Le carcasse devono esssere esaminate dall’Istituto zooprofilatttico per controllare la presenza di trichinosi, un parassita intestinale che può colpire diversi animali.
Facendo leva su questa disposizione regionale, interpretata in modo del tutto personale, padre e figlio residenti a Montichiari (Brescia) catturavano e lasciavano morire strangolati nei lacci esemplari di volpe, insieme con i loro cuccioli, catturati utilizzando tagliole,e quindi finiti con martellate sulla testa.
I due utilizzavano tagliole e anche un fucile da caccia non denunciato (l’arma è stata confiscata sino al termine della vicenda giudiziaria) per abbattere avifauna protetta, le cui carcasse (circa una trentina di esemplari portetti) sono state rinvenute nel congelatore di casa.
Una serie di contestatzioni pesanti per la coppia di bracconieri che ha patteggiato la condanna: il padre, 62 anni, è stato condannato a nove mesi di reclusione e 3mila euro di multa, mentre il figlio 33enne a sei mesi di reclusione e a 2mila euro di multa. Pena sospesa per entrambi che eviteranno così il carcere. I due sono stati condannati per violazione della legge quadro nazionale sulla caccia (la 157 del ’92) alla crudeltà consapevole e continuata sugli animali punita dall’articolo 544 ter del Codice penale; fino al mancato rispetto della normativa sulle armi.
A scoprire l’attività di abbattimento “cruento” effettuata nelle campagne di Calvisano (pe rla quale i due cacciatori avevano l’autorizzazione dell’assessorato provinciale alla Caccia), le guardie volontarie dell’Anpana, che, insieme con quelle del Servizio di vigilanza ambientale di Legambiente), avevano sorpreso i due cacciatori di frodo nella primavera scorsa, mentre uccidevano crudelmente gli animali.
Ora l’associazione ambientalista, che si è costituita parte civile nel procedimento a carico di padre e figlio, ha ottenuto 1.100 euro di risarcimento insieme al pagamento delle spese di giudizio.

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