Ghedi, «Sì alla discarica nell’ex cava Inferno»

Il Tar ha respinto il ricorso del Comitato Carta. Si contestava il progetto di realizzazione di un deposito di inerti nel sito collocato fra Borgosatollo e Ghedi.

(red.) La progettazione della discarica nell’ex cava Inferno può continuare. L’ha deciso il Tar di Brescia che lunedì 3 marzo ha respinto il ricorso del Comitato Carta e di alcuni cittadini che contestavano la decisione della Provincia e del Comune di Ghedi in merito alla ex cava.
Il Comitato contestava la decisione del Settore Ambiente della Provincia che aveva «approvato il progetto e autorizzato la realizzazione e l’esercizio di un impianto di smaltimento mediante discarica di rifiuti inerti e dideposito preliminare di rifiuti speciali nonpericolosi decadenti dalle attività». In parole povere, il Comitato era contrario al fatto che la Provincia avesse autorizzato una discarica per rifiuti inerti da realizzare nella ex Cava Inferno, sul confine tra Ghedi, Castenedolo e Borgosatollo.
Erano otto in particolare i punti contestati dal Comitato: «Difetto istruttorio in ordine all’esatta configurazione della falda acquifera affiorante nel sito; difetto di istruttoria in ordine al mancato accertamento della presenza di flora protetta; mancanza di accertamenti sulla possibile interferenza della discarica sulla sicurezza dei voli del vicino aeroporto; mancanza di accertamenti sulla sicurezza sismica. Omessa  considerazione delle attivitàpresenti nei dintorni (3 ristoranti e 4 aziende agricole); omessaconsiderazione di alcuni pozzi di acqua potabile; eccesso di potere in ordine a un contenuto dell’accordo di programma; eccesso di potere in ordine aicontenutieconomicidellaconvenzione».
Nella sentenza, il Tar ricostruisce i fatti, per poi stabilire che «il ricorso va dichiarato inammissibile». Precisando, però, che «il presente giudizio verte esclusivamente sulla legittimità degli atti impugnati in relazione ai motivi dedotti. Non pertinenti al suo oggetto risultano allora tutte le puntualizzazioni, per altro leale dimostrazione di trasparenza fatte dalla Cava Inferno». Il Tar entra poi nel merito delle varie obiezioni. Dice, ad esempio, che «non pertinenti all’oggetto del processorisultanolededuzionidei ricorrenti in ordine ad asseriti depositi di materiale sul sito, seguiti da soggetti estranei al processo stessoe al di fuori dell’autorizzazione di cui si parla».
Niente da fare, insomma, almeno in questa fase, per il Comitato e gli altri ricorrenti. I quali, se vorranno continuare ad opporsi alla realizzazione della discarica, dovranno trovare altre vie. «Non sono contento del fatto che il Tar ciabbia dato ragione -commentailsindacoLorenzoBorzi -.Come ho detto in un’altra occasione, non siamo né favorevoli né contrari alla discarica: dobbiamofare nelmigliore del modi quello che la legge ci chiede. Mi sembra che la sentenza non lasci dubbi sul fatto che ci siamo comportati nel modo corretto. Se la cava si farà, tutti dovremo impegnarci per far sì che si facciano controlli seri». Da parte sua il Comitato ha già annunciato nuove azioni. determinato il presidente Ugo Zubani: «Ora valuteremo con i nostri avvocati come procedere».

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