Concorsi truccati: succede anche a Brescia

(red.) Dopo un’ordinanza espressa a novembre (vedi l’ordinanza), il Tar di Brescia si è pronunciato mercoledì 9 ottobre sulla validità di un concorso universitario – indetto dall’Università di Brescia – risalente al 2012 (vedi la sentenza).
Il concorso non è valido, è tutto da rifare, hanno detto i giudici. Ma facciamo un passo indietro. Il provvedimento del Tar  rimanda a una procedura comparativa per un posto da ricercatore in economia aziendale presso la facoltà di Giurisprudenza.
Pare, infatti, che uno dei commissari giudicanti del concorso – il prorettore Claudio Teodori –  sia stato ritenuto dal Tribunale «incompatibile» con la carica di membro della commissione assegnatagli dal rettore.
In effetti, secondo le osservazioni dei magistrati, il rapporto fra Teodori e il vincitore del concorso andava «molto oltre la relazione maestro-allievo, in quanto si è concretizzato in forme di collaborazione per conto di soggetti pubblici e privati al di fuori dell’ambito universitario.» I due, insomma, avevano lavorato insieme. Ma non è finita qui.
Sempre secondo la sentenza, il professor Arnaldo Canziani, all’epoca preside della facoltà di Giurisprudenza, aveva denunciato al rettore, prima di dimettersi, i favoritismi degli altri membri della commissione nei confronti del candidato risultato vincitore.
Per tutta risposta, il rettore Sergio Pecorelli non si era limitato a ignorare le denunce del docente ma, al contrario, aveva immediatmente provveduto a rimuoverlo dalla carica che ricopriva, salvo poi affidarla proprio a Teodori.
Si conclude così, per ora, una vicenda che lascia un po’ di amaro in bocca. Perché in Italia – si sa – la poca trasparenza, la raccomandazione e il nepotismo sono all’ordine del giorno. Ma, almeno fino a questo momento, l’Università di Brescia sembrava essere esente da questo tipo di malcostume.