San Raffaele, Daccò condannato a nove anni

Il faccendiere, amico dell'ex governatore Formigoni, in primo grado, era stato condannato a 10 anni di reclusione per associazione a delinquere e bancarotta.

(red.) La Corte d’appello di Milano, al termine del processo di secondo grado per le presunte tangenti e la bancarotta dell’ospedale San Raffaele, ha ridotto a nove anni, dai 10 inflitti in primo grado, la condanna all’uomo d’affari Pierangelo Daccò.
I giudici hanno in sostanza accolto la richiesta della procura generale che, con il sostituto pg Piero De Petris, aveva chiesto martedì la conferma della condanna di primo grado rideterminando però la pena, cioè diminuendola, perché è decaduta l’aggravante della transnazionalità.
Al termine del processo con rito abbreviato Daccò, tuttora in carcere, era stato condannato dal gup a 10 anni di reclusione – oltre al risarcimento di 5 milioni di euro a titolo di provisionale alla Fondazione e ai commissari che si erano costituiti parte civile – per associazione a delinquere finalizzata alla distrazione, appropriazione indebita e frode fiscale e di bancarotta.
La Fondazione San Raffaele, parte civile, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
Daccò, in apertura di udienza, aveva fatto una dichiarazione spontanea in cui ha detto di non aver “mai pagato tangenti alla Regione Lombardia e a (l’ex presidente regionale Roberto) Formigoni”.
“I magistrati”, aveva aggiunto Daccò, “mi accusano di avere rappresentato il San Raffaele in Regione, non l’ho mai rappresentato perché rappresentavo un altro gestore molto importante per 15 anni (l’istituto Maugeri, ndr). Il fondatore Don Luigi Maria Verzé e il suo braccio destro Mario Cal non avevano bisogno di essere rappresentati da me”. “Don Verzé era un buon amico dei politici, lo sanno tutti”, aveva concluso. Su Daccò pende anche una richiesta di rinvio a giudizio avanzata l’8 maggio scorso dalla procura di Milano nell’ambito della vicenda sulla presunta corruzione per la Fondazione Maugeri. Fra le 12 persone imputate, oltre a Daccò, figurano anche l’ex presidente della Regione Formigoni e l’ex assessore regionale Antonio Simone.

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