Omicidio Lombardo, processo da rifare

Il procedimento a carico di Vincenzo, figlio 35enne della vittima, deve ripartire dalle indagini preliminari. L'uomo è accusato di omicidio volontario del padre.

(red.) E’ da rifare il processo a Vincenzo Lombardo, il 35enne accusato di avere picchiato e ucciso il padre Gioacchino nel luglio di nove anni fa al Villaggio Prealpino di Brescia.
Il procedimento giudiziario a carico del 35enne (che è stato condannato a 25 anni e 3 mesi) deve ripartire dalle indagini preliminari.
I giudici della Prima Sezione della Corte d’appello hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore Domenico Chiaro che ha suggerito ai magistrati di rivalutare gli episodi contestati non come omicidio tentato, omicidio colposo e incendio doloso, ma come omicidio volontario aggravato dal vincolo di sangue.
In primo grado oltre a Vincenzo Lombardo vennero anche condannati i suoi presunti complici: i fratelli Claudio, 41 anni, Pasquale, di 49 anni, e il 42enne Giovanni Palumbo, ritenuti responsabili di tentato omicidio, per le percosse, d´omicidio colposo, per le fiamme appiccate all´auto, e di danneggiamento.
Accolta la richiesta, la sentenza è stata dichiarata nulla e poiché il reato più grave, quello dell’incendio dell’auto con a bordo Gioacchino Lombardo, secondo l’accusa, stordito, ma non morto, è avvenuto nella campagne di Bereguardo, nel Pavese, la competenza del giudizio spetta alla procura di Pavia.
La vicenda, consumatasi nove anni fa, è legata a dissapori in famiglia motivati dalla presenza di una giovane rumena, dapprima legata al padre Gioacchino e quindi al figlio Vincenzo.
Dopo il pestaggio della vittima al Villaggio Prealpino, l’uomo venne legato ed imbavagliato e caricato nel bagagliaio dell’auto che venne bruciata su una stradina dell’Oltrepo pavese.
Come ha stabilito l’esame autoptico però, Lombardo senior non era morto al momento del rogo, ma solo in stato di incoscienza a seguito delle botte ricevute.

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