Settimana corta, ecco perchè la Provincia lascia

"Non c'è disponibilità a sperimentare. Questo cambiamento si fa tutti insieme o non si fa". Ma studenti, dirigenti e insegnanti sono divisi tra loro.

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(red.) “Non c’è la disponibilità per sperimentare la settimana corta nelle scuole superiori“. E’ questo il motivo che mercoledì 1 giugno ha spinto il presidente della Provincia di Brescia Pierluigi Mottinelli ad annunciare il mancato lancio della riforma. L’occasione era un incontro convocato dallo stesso Broletto e al quale aveva chiamato alla raccolta in 200 tra studenti, sindacati, dirigenti scolastici, insegnanti e genitori. Ma si sono presentati in poche decine, segno del mancato apprezzamento di quanto Mottinelli avrebbe voluto fare dall’anno 2017-18. Il sistema scolastico delle superiori, quindi, resta tale con sei giorni di lezioni alla settimana, da lunedì al sabato. Ma non è finita qui.
Il dirigente dell’ufficio scolastico territoriale Mario Maviglia, infatti, ha chiesto agli istituti di scrivere una relazione da consegnare entro ottobre alla Provincia e nella quale indicare i motivi del diniego alla “settimana corta” ed eventuali altre proposte. L’idea del presidente provinciale puntava soprattutto al risparmio, quantificato in 1,5 milioni di euro all’anno da trasporti e utenze, per investirli in un mutuo da 30 milioni destinati all’edilizia scolastica. Ma la rinuncia alla sperimentazione è stata accolta con sorpresa visto che da settimane sembrava ormai al solo dover limare i dettagli. Mentre la platea degli interessati è divisa. Da una parte i dirigenti scolastici sono, per la maggior parte, contrari alla riforma, anche se alcuni istituti già la praticano con successo.
Sono il Gigli di Rovato, il Meneghini di Edolo, il Capirola di Leno e il Dandolo di Corzano. Contrari anche i sindacati che ritengono più utile un confronto con tutti gli organi coinvolti, così come gli studenti che ritenevano difficile conciliare più ore di lezione in classe rispetto al tempo libero e a quello dello studio a casa. Al contrario i genitori pensano che si tratti di “un’occasione sprecata perché era il momento di poter rivedere la didattica e tutto il sistema”. Ma le parole di Mottinelli sono lapidarie. “Ritengo che si perda una grande occasione, ma questo cambiamento o si fa tutti insieme o non si fa”.

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