Brescia, la crisi dei nidi privati

A settembre porte chiuse al Santa Giulia del Prealpino e all’Istituto Canossiano di via Diaz. Sempre meno le iscrizioni ma le spese rimangono invariate.

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(red.) Gli enti locali bresciani hanno sempre meno risorse da erogare per i servizi. Le famiglie, poi, non se la passano certo meglio. Di conseguenza, il tasso di natalità si abbassa anno dopo anno.
Considerato ciò, non  è difficile comprendere le motivazioni per cui gli asili nido privati della provincia sono in sofferenza.
Per i motivi elencati, le domande di iscrizione scarseggiano. I costi di gestione delle strutture, però, rimangono molto elevati. Così, in alcuni casi, la situazione diventa insostenibile.
L’asilo nido privato parrocchiale Santa Giulia del villaggio Prealpino, parte dell’omonima scuola materna paritaria e inserito nella rete di strutture convenzionate con il Comune, a settembre non riaprirà le porte.
Stessa storia per il nido paritario dell’istituto canossiano di via Diaz.
Entrambe le strutture bresciane chiudono perché non riescono più a gestire gli esborsi per la gestione.
Secondo Pietro Reghenzi,  presidente di Adasm-Fism (associazione che rappresenta 260 materne e 80 nidi paritari tra città e provincia) «Negli ultimi anni le iscrizioni sono andate diminuendo anche perché le famiglie fanno fatica a sostenere le spese delle rette. Inoltre, con la crescente disoccupazione, è aumentato il numero di genitori che restano a casa e che si occupano dei bambini. E poi c’è il calo dei contributi comunali».
L’assessore alla Famiglia della Loggia, Felice Scalvini, ha però precisato che, nell’ultimo anno, i contributi del Comune ai nidi convenzionati sono aumentati dai 315mila del 2013-2014 ai 260mila del 2014-2015.

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