Il destino dei precari che non cambia mai
In tutta Italia sono circa 120mila. Più di un migliaio anche a Brescia. Ora iniziano le vacanze, ma l'Odissea non finisce.
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(red.) E’ sempre brutto fare el qualunquismo, però a volte ci si azzecca. Forse è qualunquista anche dire che in Italia tutto cambia per non cambiare (ma in questo caso sarebbe qualunquista pure “Il gattopardo”, da cui proviene la citazione), eppure osservanod la miriade di sigle che in Italia mutano senza mutare il loro contenuto viene proprio da supporlo. E scatta l’amarezza. E’ così per molte tasse (vedi Imu, Tares, Tasi, Tari ecc.) ma anche per i contratti per i precari e persino per i concorsi per abilitarsi all’insegnamento. Prima infatti c’era la Siss, poi è stata la volta del Tfa ora si è passati alla Pas. Ma la sostanza non cambia, l’entrata di ruolo non accenna a vedersi. E i costi dei corsi rimangono vertiginosi: 2.500 euro.
Destino che contraddistingue centinaia di precari bresciani della scuola. In tutta Italia, malcontati, superano quota 120mila, su 728mila docenti. Quando il ministero li aveva censiti, a marzo, erano 108mila assunti fino a giugno, 12mila assunti fino a fine agosto, il resto chiamati dai vari istituti. Con trattamenti economici che, pur svolgendo lo stesso lavoro, non sono identici.
Basta pensare alle vacanze, per chi è di ruolo sono pagate, ma per chi non lo è sono gratis. Se il contratto scade a giugno, viene riconfermato a settembre, e i due mesi estivi non vengono contribuiti. Le vacanze, appunto. Ora tutti si apprestano a farle. Se ne riparlerà a settembre. Quando tutto, probabilmente, ricomincerà da capo.
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