‘Smart cities’, Uni Brescia e Bergamo nella top ten

Gli atenei bresciano e orobico si sono piazzati al 9° posto su 83 per le idee progettuali del bando Miur “Smart cities and communities and social innovation”.

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(red.) L’idea progettuale “Smart aging” con cui l’Università di Bergamo e l’Università degli Studi di Brescia hanno partecipato al bando del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per “Smart cities and communities and social innovation” si è piazzata al 9° posto della classifica su un totale di 83 idee selezionate e 143 presentate. Un’idea che vale 19.125.000 euro e che ora dovrà essere trasformata entro il 5 aprile prossimo, come da regolamento del bando, in un progetto esecutivo che, se giudicato valido, sarà finanziato.
Il bando Smart Cities è un bando Miur, che riprende molti degli orientamenti tipici dei bandi europei e prevede al suo interno diversi ambiti applicativi (in allegato il decreto del Bando).
L’ambito scelto dalle Università di Brescia e Bergamo è quello dell’invecchiamento della società per il quale il bando del MIUR chiedeva di “sostenere lo sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la qualità di vita e la cura della popolazione anziana, attraverso lo sviluppo di nuovi sistemi e servizi finalizzati ad agevolare la mobilità, il prolungamento della vita attiva e ridurre l’isolamento sociale, ivi inclusa la realizzazione di approcci diagnostici e terapeutici innovativi per malattie particolarmente critiche”.
L’idea progettuale delle Università di Bergamo e Brescia mette al centro il cittadino anziano e intende sviluppare una piattaforma di servizi per acquisire e elaborare i dati personali per il prolungamento della vita attiva e il miglioramento del benessere, della cura e della prevenzione nella popolazione anziana.
Il bando prevede il finanziamento di attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, svolte in stretta sinergia tra Università, enti di ricerca ed imprese che saranno testate negli enti e nelle pubbliche amministrazioni che hanno aderito al progetto.
L’Università di Bergamo ha sviluppato questo progetto mediante il centro di ateneo HTH (Human factor and Technology in Healthcare), il centro nato grazie alla collaborazione con l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Il progetto è stato presentato da soggetti industriali e di ricerca, aggregati per categoria: Centri di ricerca e Università: Università di Bergamo, con la collaborazione dell’Istituto Mario Negri e dell’Ospedale San Raffaele, Università degli Studi di Brescia, CNR – ITB; Soggetti industriali singoli: STMicroelectronics, Esaote, Technogym; 2 Associazioni Temporanee di Impresa: ATI “Software”: Dedalus (capofila), Domedica, Insiel Mercato, Connexxalife, Mixel, Meteda, Orobix, Emaze; ATI “Hardware”: Baxter (capofila), SALF, Tenacta Group (marchio Imetec), Euroclone, Calearo.
Nel concreto, la sperimentazione del progetto vedrà il coinvolgimento di un ampio numero di Pubbliche Amministrazioni:Ospedali: (Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Ospedale Niguarda di Milano, Spedali Civili di Brescia, Policlinico “G. Martino” di Messina); Comuni: Comune di Bergamo, Comune di Brescia, Comune di Cuneo, Comune di San Benedetto del Tronto); ASL: ASL di Bergamo, ASL di Monza-Brianza.
Soddisfazione per l’alto piazzamento nella classifica viene dal Rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari e dal Rettore dell’Università degli Studi di Brescia Sergio Pecorelli. “È uno dei risultati tangibili della volontà e dell’impegno concreto a collaborare tra gli atenei di Bergamo e Brescia e ne sottolinea le potenzialità sinergiche e di complementarietà”, hanno commentato i due Rettori. “Il progetto vede collaborare molte delle eccellenze presenti sul territorio sia tra i partner sia tra gli enti sperimentatori. Un risultato straordinario che conferma le potenzialità dei nostri territori quando vengono messe in sinergia”.
“Il risultato è un elemento importante per molteplici aspetti, aldilà della dimensione economica del progetto e a prescindere dall’esito finale del finanziamento”, ha aggiunto Paolo Malighetti, direttore del Centro di ateneo HTH (Human factor and Technology in Healthcare) -. Tutto questo è avvenuto anche grazie al ruolo proattivo di Confindustria Bergamo nel favorire tavoli di confronto prima e di affiancamento nel coordinamento e nella definizione dl progetto stesso poi, insieme all’interesse dimostrato dagli enti sperimentatori e, non ultimo, allo sforzo di quei partner industriali che, sin dall’inizio, hanno visto nella collaborazione tra le due università una proposta innovativa e valida”. Il professor Maurizio Memo, Prorettore delegato al coordinamento delle attività di ricerca, internazionalizzazione e alta formazione per l’Università degli Studi di Brescia, così commenta: “Il riconoscimento ottenuto riflette la capacità delle due Università di adeguare le proprie potenzialità creative e scientifiche alle nuove esigenze della Società. Con lo spirito rivolto verso Horizon 2020, questo progetto riesce infatti a coinvolgere realtà diverse e complementari con l’obiettivo comune di produrre e soprattutto applicare l’alta tecnologia e l’innovazione al servizio della comunità anziana. Il progetto riflette anche le competenze multidisciplinari maturate dai nostri Docenti e Ricercatori nel campo dell’invecchiamento”.
Il progetto ha ricevuto l’”endorsement” di altri enti nazionali ed europei quali Cluster Nazionale delle Smart Communities, Cluster Nazionale ALISEI – Scienze della vita, Società Italiana di Medicina Generale, Ordine dei Medici della Provincia di Bergamo, EIT(European Institute of Innovation and Technology) – ICT Labs Italy, ANITEC – Associazione Nazionale Industria Informatica Telecomunicazioni ed Elettronica di consumo.

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