Gelmini: “Stop ai tagli alla scuola”

Ma gli studenti attaccano: "Scarica le colpe su Tremonti". E annunciano nuove iniziative di protesta in tutta Italia a partire dal 15 ottobre.

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(red.) Non è piaciuta a studenti ed opposizione la ”svolta” del ministro dell’Istruzione, la bresciana Mariastella Gelmini, che in un’intervista a Repubblica si è detta ”pronta ad ascoltare i ragazzi”, anche se ”governare coi tagli è la cosa più difficile”. Tagli che ora ”sono finiti”, ha aggiunto il titolare di Viale Trastevere, anche perchè il ministro Tremonti ”credo abbia compreso la centralità della scuola e pure sulla ricerca l’ho visto un poco più disponibile”.
”Nel 2012”, ha spiegato Gelmini, “la pianta organica dei docenti sarà stata ridotta di 80mila unità e lì ci fermeremo”. Il ministro ha ricordato gli investimenti fatti: ”nella legge di stabilità ci saranno 100 milioni per le borse di studio universitarie, stiamo trovando 400 milioni per l’edilizia scolastica; per gli atenei del Sud c’è un miliardo di ricerca”.
”Stimo Mario Draghi”, ha aggiunto, “ma quando gli ho chiesto di organizzare un incontro con le banche per finanziare il fondo per il merito non lo ha fatto. Tornerò a chiederglielo”.
Gelmini punta anche a far recuperare il ”prestigio” degli insegnanti, ”non riusciremo ad aumentare gli stipendi, ma vareremo un sistema di incentivi basato sui test Invalsi”, e chiude il caso del comunicato sui neutrini come un ”incidente”: ”sono stata colpita in ogni modo, e ferita”, ”sono stata travolta dalla velocità di internet e dalla replica sbagliata: il secondo comunicato parlava di polemiche strumentali e non erano parole mie. Bastava chiedere scusa, e farci su un po’ d’ironia”, ha precisato. “So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, ‘il ‘tunnel tecnologico’ dentro il quale sono viaggiati i neutrini”. Tra una settimana, ha annunciato, saranno resi noti i dati sui bocciati mentre sugli errori nel concorso per i presidi il ministro ”non si capacita”: ”La commissione che li ha prodotti non l’ho nominata io. Gli autori non saranno retribuiti e l’agenzia che li ha scelti sta valutando se chiedere i danni’.
Ma, a bocciare la Gelmini e le sue parole sono stati proprio gli studenti (che secono il ministro meritano ”rispetto”, ”nel tempo si è perso qualsiasi rapporto con loro, e mi dispiace”): ”Noi studenti”, ha commentato l’Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi, “non abbiamo la memoria corta e sappiamo riconoscere l’ipocrisia quando ci si manifesta davanti. Non saranno certo queste uscite del ministro fulminato sulla via del Gran Sasso a farci dimenticare che tipo di politica è stata portata avanti da questo governo, anche perchè sarebbe impossibile vista la situazione disastrosa che c’è nelle nostre scuole dopo tre anni di tagli”.

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Dura anche la posizione del Coordinamento nazionale dei collettivi universitari che parla dell’intervista come di ”affermazioni francamente sconcertanti” e chiede le dimissioni della Gelmini: ”Il ministro sostiene che è pronta ad ascoltare i giovani che protestano, come se le mobilitazioni studentesche fossero cominciate due giorni fa, facendo finta di dimenticare che gli studenti sono anni che scendono in piazza e non per difendere lo status quo, come dichiara la Gelmini, ma anzi per affermare che i tagli alla scuola e all’università pubblica devono finire”.
Secondo gli studenti, il ministro ”sembra quasi volersi assolvere dalle proprie colpe, scaricando queste sui tagli effettuati da Tremonti”. Mentre la Rete della Conoscenza parla di ”faccia tosta” del ministro e le propone 10 domande per a cui rispondere per ”dimostrare che non ci sta prendendo in giro”.
“Che Tremonti abbia avuto un ruolo decisivo sul definanziamento di scuola, università e ricerca non c’è ombra di dubbio”, hanno convenuto, “allo stesso tempo peró non possiamo non sottolineare come la Gelmini sia stata l’esecutrice dei tagli di Tremonti, approvando una riforma a dicembre 2010 che cancella il diritto allo studio, cancella la figura del ricercatore a tempo indeterminato e permette l’ingresso dei privati nei Consigli di Amministrazione degli atenei pubblici”.
“Un serio ministro dell’Istruzione, che avesse avuto davvero a cuore le sorti della scuola e dell’università”, hanno proseguito gli studenti, che dopo le manifestazioni di venerdì (che si è svolta anche a Brescia), hanno in programma un’altra protesta per il 15 ottobre, “di fronte ai tagli di Tremonti avrebbe dovuto fare una sola cosa: dimettersi ed uscire dal Governo. Così non è stato e le parole rilasciate nell’intervista non fanno altro che aumentare la rabbia e l’indignazione di centinaia di migliaia di studenti che giorno dopo giorno si vedono privati del loro diritto allo studio”. Si preannuncia un autunno rovente sul fronte della scuola.

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