Scuola, Gelmini contestata dagli studenti

Inizio d'anno polemico fra la Rete degli studenti e il ministro dell'Istruzione. "Vive nel mondo delle favole". Gelmini: "Nessun taglio risorse, a protestare sono pochi".

(red.) ”In bocca al lupo a tutti gli studenti”. Il ministro dell’Istruzione, la bresciana Mariastella Gelmini, intervenendo a ”Studio Aperto” su Italia 1, lunedì, ha rivolto un saluto ai tanti ragazzi che ieri e nei prossimi giorni torneranno in classe per il nuovo anno scolastico.
Agli studenti il ministro ha anche espresso”l’augurio di poter ricordare quest’anno come un’esperienza importante sul piano personale, perchè a scuola si incontrano amicizie che durano per tutta la vita, ma anche l’augurio di imparare, di apprendere attraverso lo studio e la fatica, che è ineliminabile in un percorso di formazione”.
”Gelmini la smetta di raccontare favole, ascolti le proteste, risolva i problemi!”. L’esortazione arriva dalla Rete degli studenti.
”Rimaniamo esterrefatti davanti alle dichiarazioni del ministro Gelmini che ancora una volta”, ha affermato l’associazione studentesca in una nota, “ignora totalmente le proteste e le preoccupazioni di studenti, genitori e insegnanti. Invece di dare risposte sui problemi aperti che attanagliano la scuola pubblica il ministro continua a raccontare favole, narrando una scuola che non esiste. Presentando il conto al governo oggi al suono della prima campanella volevamo proprio smascherare un ministro che continua a dare i numeri, inventando cifre inesistenti e mascherando i tagli trasversali, che stanno portando la scuola pubblica sul lastrico, sotto la parola ‘razionalizzazioni’”.
“Non riusciamo a credere”, hanno detto gli studenti, “che questo ministro possa continuare veramente a raccontare bugie al Paese, quando noi studenti oggi abbiamo chiaramente detto che le nostre scuole sono diventate invivibili. Edifici fatiscenti, costi esorbitanti per libri, contributo volontario e kit scolastico, classi pollaio, programmi fermi a 50 anni fa, voto in condotta e limite di assenze utilizzati come armi punitive, questa”, prosegue la Rete, è la bella scuola che la Gelmini ci ha lasciato e per la cui riapertura, con una noncuranza quasi irritante, ci fa un ‘in bocca al lupo’”.
“Evidentemente”, conclude la nota studentesca, “la mobilitazione di lunedì non è bastata per far svegliare il ministro Gelmini e il governo dal mondo dei sogni in cui vivono, con questi presupposti non possiamo fare altro che far sentire ancora più forte la voce dell’Italia che conta, riscrivendo la scuola e l’università che vogliamo a partire dal 1 ottobre e scendendo in piazza in più di 100 città, con cortei da Bolzano a Palermo, il 7 ottobre”.
E se Gelmini, in diretta Tv, ha rassicurato che non c’è stato alcun taglio al sostegno nè al tempo pieno aggiungendo che gli studenti in piazza a protestare perchè gli istituti scolastici cadono a pezzi e i soldi destinati all’istruzione sono pochi, dall’altra parte si sollevano le voci di chi, invece, della situazione scuola, ha un visione diversa.
A contestare, infatti, non sono soltanto gli studenti, anche quelli universitari che bollano come “inadeguati” i test di accesso alle facoltà a numero chiuso, dopo gli errori nelle schede rilevati e Brescia e le domande “di cultura generale” proposte invece a Roma, ma anche la Regione Toscana che ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma, contenuta nella manovra finanziaria varata dal governo nel luglio scorso, relativa al numero minimo di alunni e alla creazione di istituti scolastici comprensivi.
E mentre circola la notizia di un pesante taglio alle attività progettuali delle scuole, finanziate dalla legge 440/97 (per il 2011, solo le scuole più fortunate, e cioè quelle più grandi, arriveranno a 2.000 euro; per le altre si scenderà addirittura al di sotto della soglia dei mille euro, poco più di un euro a studente), la Flc-Cgil annuncia una intensa mobilitazione perché ”le emergenze organizzative sono tantissime e i dirigenti scolastici, anzichè occuparsi del miglioramento della qualità formativa, devono fare salti mortali per garantire che le scuole possano funzionare regolarmente”.
A Brescia, l’assessore provinciale all’Istruzione Aristide Peli, lunedì mattina, in concomitanza con l’inaugurazione del nuovo anno scolastico a Brescia,  ha convocato l’ottava commissione a Salò per riunire politici e dirigenti dell’ex provveditorato sul futuro delle scuole bresciane. Sul tavolo di discussione c’è l’accorpamento tra istituti.
Peli ha illustrato che il modello cui si ispira il Broletto è quello inglese, con poli scolastici fino a1000 studenti che consentano di razionalizzare i dirigenti, visto che ancora molte sedi hanno la “sedia “ vacante nella presidenza che viene “spalmata” su più istituti.
Su 165 scuole, quelle coordinate da un reggente sono 56. Tuttavia l’assessore ha messo le mani avanti spiegando che i primi da interpellare sulla questione sono i sindaci e anche che non ci saranno tagli né alle scuole né alle classi.
Secondo Pier Luigi Mottinelli (Pd), presidente anche della commissione Bilancio, il parere dei sindaci, però, non deve essere vincolante altrimenti la razionalizzazione diventa impraticabile.
In valle, invece, molte sedi hanno già operato accorpamenti più funzionali per segreterie e dirigenza.

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