Carenza medici negli ospedali: il business dei “gettonisti”

In un'inchiesta de Il Corriere della Sera viene riportato il caso di uno dei medici indagati nell'inchiesta sulla morte per parto di una 37enne a Gavardo, che sarebbe stato al lavoro per 36 ore consecutive. Un business, quello dei cosiddetti "gettonisti", con molti punti interrogativi.

Brescia. Sono sette medici indagati per la morte, avvenuta a marzo di quest’anno,  della 37enne Asumau Bara, deceduta all’ospedale di Gavardo (Brescia) dopo avere partorito il suo terzo figlio.
L’accusa, per tutti, è di omicidio colposo. Tra questi c’è anche un medico che, come riferisce Il Corriere della sera, sarebbe stato al lavoro per 36 ore consecutive.
Non è possibile sapere se tale circostanza possa avere influito sul drammatico evento, ma certo pone in rilievo la problematica, oramai notoria, della carenza di medici negli ospedali e, per il bresciano, dei medici di base in particolare.
Tuttavia, il fatto che il dottore fosse al lavoro ininterrottamente da un giorno e mezzo, senza pause, non è “illegale” essendo non un dipendente della struttura ospedaliera, ma uno dei cosiddetti “gettonisti” che, in libera professione, possono decidere di assumere incarichi a chiamata, ingaggiati da cooperative esterne su affidamento delle aziende sanitarie, per coprire le carenze dell’organico interno.

Dall’inchiesta del quotidiano milanese emerge che il settore dei dottori “a gettone” non conosce di fatto regole e limiti: è possibile, per un singolo medico, anche assumere più incarichi (durata di ciascuno 12 ore) consecutivi, arrivando ad incassare cifre consistenti.
Trentasei ore filate di turno, senza riposo, servono sicuramente a coprire i “buchi” nell’organico degli ospedali ma sollevano dubbi relativamente alla qualità delle prestazioni e, anche, sull’esborso che viene sostenuto dal Governo, laddove per un gettone si arrivano a offrire fino a 1.200 euro a turno per singolo medico.

Le problematiche a monte di questa situazione sono diverse: innanzitutto il turnover in Sanità rimasto bloccato per 14 anni e che, con il governo Conte 1, è stato incrementato solamente del 10%, quindi una programmazione che non ha permesso il turnover necesario tra pensionabili e specializzandi pronti per essere immessi in ruolo nelle strutture sanitarie. Ultimo, ma non meno importante, l’effetto Covid sulle dimissioni dei medici dagli ospedali, per le sopravvenute condizioni difficili di lavoro ed i turni sempre più impegnativi. I dati riferiti dal Corsera parlano chiaro: nel 2021 si è registrato un incremento del 39% delle dimissioni volontarie dei dottori dalle strutture pubbliche rispetto ai 12 mesi precedenti.

Mentre gli specialisti fuggono dagli ospedali pubblici, le cooperative trovano facilmente professionisti arruolabili: nella maggior parte dei casi sono neolaureati, non ancora specializzati oppure rimasti fuori dalle scuole di specializzazione, o medici stranieri.
I lauti compensi sono legati al fatto che gli ospedali, messi alle strette dalla necessità di coprire la turnazione interna, sono disposti a sborsare cifre consistenti anche, se, nella maggior parte dei casi, i bandi vengono aggiudicati alle società esterne che presentano il prezzo più basso. Non proprio una garanzia di qualità.
La presenza di medici “a gettone” è maggiormente riscontrabile nei turni serali e nei fine settimana o festivi.

La nuova frontiere dell’arruolamento dei “gettonisti” sono i canali social, in particolare Telegram, su cui esistono gruppi appositi per il reclutamento: chi si iscrive può valutare le offerte più “convenienti” di chiamata, una necessità sfruttata anche dai medici di base che, per poter godere di qualche giorno di vacanza, sono costretti a cercare i sostituti anche attraverso questa modalità.
In questo modo i medici possono trovare turni consecutivi di 24 o 48 ore (o più) oppure accorpare diversi servizi, raggranellando anche cifre consistenti in poche giornate. Allettante, sicuramente, dal punto di vista economico, ma si tratta di richieste molto onerose sotto il profilo dell’impegno fisico e mentale richiesto agli operatori sanitari.
Chi valuta le capacità dei “gettonisti”? Le cooperative stesse che li arruolano, ma senza criteri fissi, lasciando alla “sorte”, si potrebbe dire, la qualità dell’operato dei professionisti ingaggiati “a ore”.

 

 

 

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.