Covid, la quarta dose? “Non sarà per tutti, ma per i più fragili”

Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza: "Questa riguarderà fasce di popolazione anziana da definire in base alle indicazioni attese dall’Europa".

(red.) Sulla quarta dose di vaccino contro il Covid-19 non c’è nessuna prospettiva certa, nel futuro. Sicuramente «non sarà per tutti ma solo per gli immunocompromessi e per i fragili», ha assicurato il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante una trasmissione su Rai 3.
Dagli enti regolatori, ad oggi, non c’è alcuna indicazione ma – ha detto Speranza – «la Commissione europea darà un’indicazione condivisa sulla fascia generazionale” che dovrà fare la quarta dose “la prossima settimana”».

Dal 1° aprile lo stato di emergenza sanitario è finito, ma il ministro invita alla prudenza perché la pandemia non è finita. «Dopo due anni – ha dichiarato Speranza – noi usciamo dallo stato d’emergenza e vogliamo fronteggiare il Covid che ancora c’è, non più con strumenti straordinari ma con strumenti ordinari».
Ad oggi in Italia si devono sottoporre alla quarta dose solo gli immunodepressi, ma il governo avrebbe al vaglio l’ipotesi di estenderla anche alle persone più anziane. «Se dunque in Italia si deciderà di estendere la quarta dose di vaccino anti-Covid, questa riguarderà fasce di popolazione anziana da definire in base alle indicazioni attese dall’Europa» ha chiarito a “Radio Anch’io” su Rai Radio 1.

Su cosa significa persone più anziane, che siano quelle sopra gli 80 anni, sopra i 70 o sopra i 75, si vedrà. Ci sono ipotesi diverse a cui ragionano diversi Paesi. Speranza ha chiesto alla Commissione europea di fornire un’indicazione univoca, «perché non ha senso che a Berlino si dica 70 anni e a Parigi si dica 80. Come comunità europea abbiamo bisogno di fare una scelta condivisa».

«Non dimentichiamoci che Omicron sta portando in terapia intensiva i non vaccinati e può essere pericolosa per pazienti immunodepressi», ha sottolineato un mese fa Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, della Società europea di virologia e componente del Comitato tecnico scientifico. È possibile che sia necessario vaccinarsi ogni anno, come si fa con l’influenza stagione. A patto che, chiarisce Palù, «che il vaccino sia polivalente, cioè efficace contro diverse varianti. Questo non eliminerà il virus, ma eviterà le forme gravi della malattia, i ricoveri e, quindi, le morti».

 

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