Coronavirus a Brescia, altre 17 vittime. Variante inglese in quasi il 100% dei nuovi casi

Si è chiuso un altro marzo drammatico. La provincia di Brescia (e la Lombardia) verso l'arancione dopo l'11 aprile.

(red.) Diamo spazio a una serie di numeri sul fronte del contagio da nuovo coronavirus terminato anche il mese di marzo. Nel mese, appunto, appena concluso, in provincia di Brescia si sono registrati oltre 25 mila contagiati e purtroppo più di 500 deceduti ufficiali. Un dato al quale si sommano le 17 vittime emerse ieri, mercoledì 31. Di queste, tre sono a Brescia città e altre due a Ghedi e Gavardo. Il mese di marzo, quindi, ha replicato, seppure con numeri decisamente inferiori, il marzo e aprile del 2020 quando si erano registrate, nel corso della prima ondata, 2.500 vittime nella nostra provincia.

La pressione sugli ospedali e le terapie intensive continua a restare alta, tanto che il picco dovrebbe registrarsi in questi giorni verso Pasqua e subito dopo, purtroppo, anche quello delle vittime. La speranza, o almeno la sensazione, è che i dati possano migliorare nel corso del mese di aprile, complici anche gli effetti della vaccinazione di massa. Quale il trend in Lombardia e nel bresciano? Al momento il territorio regionale ha un indice di contagio Rt di 0,82 (0,74 a Brescia), ma è un dato che si riferisce almeno a una settimana prima.

Quello più preciso e attuale è l’incidenza dei nuovi casi: nel bresciano siamo ancora a 335 ogni 100 mila abitanti e la sensazione è che si possa andare al di sotto dei 250 (quindi tornare in zona arancione) dopo il 10 aprile. Non a caso ieri, mercoledì 31 marzo, il governatore Attilio Fontana ha anticipato che la Lombardia dovrebbe restare in zona rossa anche la settimana dopo Pasqua, quindi fino all’11 aprile.

“Mi auguro che, finito il periodo delle vacanze pasquali, si possa ricominciare a respirare. Certi dati stanno sicuramente migliorando – ha detto Fontana – l’Rt si è abbassato in maniera molto considerevole. Abbiamo ancora un po’ di valutazioni negative legate all’occupazione degli ospedali e delle terapie intensive”. Per quanto riguarda la pandemia e le sue conseguenze, i tre laboratori bresciani hanno registrato, sequenziando il virus, la variante inglese in quasi il 100% dei nuovi casi di contagio, ma non di altre varianti.

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