Anticorpi monoclonali contro il Covid, in Lombardia anche gli Spedali Civili

Il massimo ospedale cittadino è tra le 17 infettivologie autorizzate a prescrivere e somministrare questa cura.

(red.) Sono iniziate anche in Lombardia, dopo il via libera dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e l’autorizzazione della Regione, le cure a base di anticorpi monoclonali sui pazienti affetti dal Covid-19. E a Brescia a poterli prescrivere e somministrare è l’Unità operativa di Malattie infettive degli Spedali Civili. autorizzata dalla Regione Lombardia.”E’ un’altra arma, in questo caso come terapia, da mettere in campo nella nostra sanità di guerra contro il Covid” ha commentato ieri, venerdì 26 marzo, l’assessore lombardo al Welfare e vicepresidente Letizia Moratti attraverso una nota.

Gli anticorpi monoclonali sono proteine in grado di neutralizzare gli antigeni, cioè quelle sostanze estranee all’organismo, come virus e batteri. Questi anticorpi sono di estremo interesse perché possiedono affinità altamente specifica per combattere il Covid legandosi facilmente al virus che viene così neutralizzato. “Ad oggi tra Asst (come il Civile, ndr), Irccs pubblici e privati accreditati, in Lombardia i centri autorizzati alla prescrizione e somministrazione di questi trattamenti sono le 17 infettivologie presenti sul nostro territorio – aggiunge l’assessore – oltre all’Asst Valtellina e Alto Lario. Sono poi in attesa di autorizzazione altre cinque Asst. Autorizzazione che, di fatto, andrà ad ampliare la platea di persone, affette da Covid di recente insorgenza e con sintomi lievi e moderati. Tali soggetti potranno essere curati con queste modalità”.

Il via libera di Aifa e del Ministero della Salute alle cure a base di anticorpi monoclonali – continua la nota della Regione – è arrivato a febbraio e la selezione del paziente è affidata ai medici di medicina generale, ai pediatri, ai medici delle Usca e ai medici in generale (medicina interna, malattie infettive e pneumologia) che abbiano l’opportunità di entrare in contatto con questi pazienti che poi saranno presi in carico dalle struttura ospedaliere e ambulatoriali. “Si tratta di una nuova frontiera per fronteggiare la terza ondata Covid. Una fase in cui il virus sta colpendo fasce di popolazioni più giovani – conclude la Moratti – cercando di scongiurare così una maggiore ospedalizzazione. Una tappa importante verso le Biotecnologie, del resto in Italia e in Lombardia ci sono le competenze per sviluppare questo tipo di innovazione”.

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