Coronavirus a Brescia, altre 42 vittime. Picco in Italia tra fine marzo e Pasqua

Ma l'età media dei deceduti si è abbassata rispetto alla prima ondata. Boom di vittime registrate nel weekend.

(red.) Se la tendenza della curva dei nuovi contagi da nuovo coronavirus nel bresciano sembra abbia raggiunto il picco e ora il plateau in vista di una discesa che si spera essere più veloce, il dato tuttavia non incide subito sui ricoveri e i decessi che anzi sono in salita. Tanto che ieri, lunedì 15 marzo, dall’Ats di Brescia e della Valcamonica è stato comunicato che sono state altre 42 le vittime in provincia risalenti al fine settimana. Sono numeri drammatici che non si vedevano da tempo. E il totale arriva così a quota 3.774 deceduti per o con il Covid dall’inizio della pandemia poco più di un anno fa.

Ma la preoccupazione riguarda anche il fatto che le vittime non sono più solo anziane come accadeva nella prima drammatica ondata. Tanto che un 40enne è morto in città e ci sono cinque 50enni che hanno perso la vita a causa o con il quadro sanitario complicato dal virus. In particolare, due di Gussago, uno a Gardone Riviera, una a Leno e uno a Roncadelle. E in questo scenario il responsabile della terapie intensive degli ospedali lombardi Antonio Pesenti sottolinea come il personale sanitario sia allo stremo. Le previsioni del contagio? Secondo il matematico Giovanni Sebastiani, nell’arco delle prossime settimane la situazione proprio sulle terapie intensive dovrebbe migliorare e quindi anche sui decessi, ma nel frattempo i ricoveri e, purtroppo, anche le vittime saranno in numero alto.

Intanto, sempre dal punto di vista delle previsioni, il professore di Statistica medica all’Università Bicocca di Milano Giovanni Corrao e di cui l’intervento è riportato dal Giornale di Brescia, sottolinea come l’indice di contagio Rt a livello nazionale dovrebbe scendere sotto l’1 a fine marzo e ridursi ulteriormente nella settimana di Pasqua. E di conseguenza, proprio tra la fine di marzo e Pasqua dovrebbe esserci il picco dei contagi e delle terapie intensive. Tuttavia, lo stesso esperto sottolinea come sia importante tenere un lockdown abbastanza lungo e non un continuo “apri e chiudi” per non provocare effetti negativi.

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