Girelli (Pd): “Per battere il Covid bisogna cambiare strategia”

(red.) “La profilassi anti Covid in Lombardia non decolla”, sostiene il consigliere regionale del Pd Gianni Girelli. “Qui siamo alla terza ondata, da domani saremo in zona arancione, con alcune aree da giorni ampiamente sotto pressione, eppure i numeri delle persone vaccinate sono insignificanti per arrivare a una protezione di massa. La Lombardia da sola non ce la fa, è evidente. Serve cambiare velocità. Va rivista l’organizzazione tra Stato e regioni. E non solo perché sono troppe le dosi inutilizzate, ma anche perché sussistono troppe differenziazioni territoriali. Perché la Toscana per esempio ha già aperto le prenotazioni per gli avvocati, e qui non sono nemmeno arrivati gli sms di conferma per gli over 80 che si sono iscritti al portale due settimane fa?”.

“Nel rispetto delle competenze e delle professionalità”, prosegue Girelli che è presidente della Commissione d’inchiesta Covid-19 della Regione, “va colta però l’opportunità di cambiare strategia anche sulla gestione delle somministrazioni. Essere conservatori oggi può significare una ripresa troppo lenta della vita sociale ed economica. Nella consapevolezza che i primi da tutelare devono essere gli anziani, le persone fragili, quelli con patologie e che l’istruzione è prioritaria per bambini e ragazzi, non possiamo non accogliere le ragioni del mondo del lavoro e dell’impresa. Serve uno sforzo ulteriore, bisogna accelerare anche perché è cambiato il clima dal primo lockdown. Le immagini dei parchi e delle piazze affollate, gli assembramenti pericolosissimi fuori dagli stadi o la festa in Darsena ieri sera a Milano sono l’apice di un malessere sociale ed economico. Comportamenti irresponsabili che offendono e umiliano il lavoro dei medici, del personale sanitario, di tutti i lavoratori che rispettano le regole e soffrono, oltre che un danno per i malati”.

“Oggi però i protocolli sono diventati il nemico”, conclude Girelli. “Come l’eccesso di burocrazia e la mancanza di coraggio e velocità nelle scelte. Per questo serve un piano nazionale, una regia unica che in modo duttile e rapido affronti le emergenze territoriali. Perché è del tutto evidente che, se la Sardegna è zona bianca e la Lombardia, l’area più popolosa del Paese, nuovamente arancione dopo un anno di Covid, il virus va colpito qui più che altrove”.

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