“E’ indispensabile ripensare le restrizioni contro la pandemia”

Lettera alle massime autorità statali e regionali di un gruppo di donne bresciane elette nei consigli comunali. Contestata soprattutto la scelta di chiudere tutte le scuole.

(red.) A firmare la lettera sono state alcune donne bresciane impegnate in politica ed elette nei consigli comunali. Donatella Albini consigliera comunale Brescia e delegata alla sanità, Laura Alghisi sindaca di Verolavecchia, Luisa Castellazzo assessora all’Istruzione del comune di Cellatica,  Roberta Fanton consigliera comunale di Gussago, Paola Ricci assessora all’Istruzione del comune di Gussago, Concetta Ponturo assessora alla Cultura, Pubblica Istruzione e Pari Opportunità del comune di Collebeato, Giada Stefana consigliera comunale delegata alle pari opportunità , ai diritti e all’inclusione sociale del comune di Nave.
I destinatari sono invece impegnati nella politica nazionale e regionale: il presidente del Consiglio, il ministro della Sanità, il ministro del Lavoro, il presidente della Regione Lombardia, il presidente dell’Associazione Comuni Bresciani. E il testo li richiama a una maggiore attenzione ai giovanissimi e alle donne e a un passo diverso nelle restrizioni anti Covid che tenga maggiormente conto delle necessità delle famiglie, con un occhio attento per quelle di chi lavora nei servizi essenziali.

“Siamo donne, che hanno scelto di agire la politica, pensando e lavorando sulla parità di genere“, si legge nella missiva. “Molte di noi hanno svolto e svolgono, come tantissime donne, quei lavori, rivelatisi essenziali durante questo lunghissimo tempo della pandemia affinchè le nostre comunità continuassero a vivere: lavori che sempre noi donne facciamo, ma di cui nessuno ad ora si accorge. Ora la nostra città è di nuovo travolta dalla tempesta perfetta del Covid, con le persone che si ammalano e che muoiono, con gli operatori e le operatrici della sanità sopraffatti dalla perdita di fiducia, dalla stanchezza e dalla solitudine, con i cittadini e le cittadine anziani soli in attesa di un programma vaccinale, che stenta a partire”.

“Crediamo servano misure di restrizione severe che valgano per tutti, per un tempo definito e serva mettere in atto, ora un cambio di passo deciso sui vaccini”, continua il documento. “Invece si chiudono le scuole, tutte le scuole, togliendo in particolare ai bambini e alle bambine l’occasione preziosa di relazioni di sapere e di amicizia, senza pensare con chi i più piccoli trascorreranno le loro giornate, chi avrà cura di loro, visto che, se non si chiudono le attività produttive, i genitori o il genitore lavoreranno. Si chiede un sacrificio importante ai ragazzi e alle ragazze, imponendo loro la didattica a distanza. O forse, con una capriola indietro di 50 o 60 anni, si dà per scontato che le donne, le mamme tanto sono a casa”.

“Chiediamo che ci sia rispetto per i più giovani dei nostri cittadini e per le donne, che si introducano misure più opportunamente restrittive, zona rossa senza aggettivi, che si implementi l’offerta vaccinale, per gli ottantenni e gli ultraottantenni, e qui si deve fare presto, molto presto e, in caso di chiusura delle scuole, si metta in campo la possibilità per i figli dei lavoratori e delle lavoratrici dei lavori essenziali, in particolare del comparto socio-sanitario, di frequentare i loro nidi e scuole, si preveda o lavoro agile o permesso retribuito per uno o entrambi i genitori, subito, contestualmente alla decisione di chiusura, cosa che peraltro riteniamo sbagliata, perché la scuola va salvata e preservata prima di ogni altra attività”.

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