Nuovo dpcm e Lombardia in zona rossa. Indice di contagio salito a 1,4

Il governatore Fontana, che annuncia ricorso, parla di dati riferiti alla fine di dicembre. Cosa si può e non fare.

(red.) Questa mattina, sabato 16 gennaio, tutta Italia e ovviamente quindi anche la Lombardia e la nostra provincia di Brescia si sono svegliate con l’entrata in vigore del nuovo decreto del presidente del Consiglio (qui il testo) firmato ieri, venerdì 15, dal premier Giuseppe Conte e che sarà valido con una serie di restrizioni fino al 5 marzo, mentre fino al 15 febbraio resta il divieto di spostamento tra regioni, anche gialle, tranne che nelle consuete eccezioni, compresa quella del rientro alla propria residenza o domicilio. Ma al testo del nuovo dpcm si aggiunge anche la decisione del Ministero della Salute, sentito il Comitato tecnico scientifico, di porre la Lombardia, con la Sicilia e la Provincia di Bolzano, in zona rossa da domani, domenica 17 gennaio.

Che di fatto vuol dire quasi un ritorno al lockdown visto che è l’area con il massimo delle restrizioni. Per la Lombardia la fascia rossa scatterà in automatico a causa dell’indice di contagio che, secondo il monitoraggio aggiornato al 13 gennaio, è salito quasi a 1,4 (la media nazionale è 1,09). Probabilmente a causa dei pochi sprazzi di libertà concessi durante le feste natalizie. La nostra regione, come Sicilia e Provincia di Bolzano, resteranno rosse almeno per 15 giorni, fino al 31 gennaio, poi si valuteranno i vari indicatori con la possibilità di spostarsi in zona arancione. E la stessa analisi riguarderà ovviamente anche le altre regioni dove le restrizioni, al contrario, potrebbero aggravarsi. In Lombardia la decisione di una nuova zona rossa è stata attaccata dal governatore Attilio Fontana sostenendo che l’indice di contagio sia basato su dati risalenti ancora alla fine di dicembre. E per questo motivo ha già annunciato ricorso al Tar contro l’ordinanza del Ministero della Salute che invece intende andare avanti con queste restrizioni, nonostante il presidente ritenga che la regione sia almeno da zona arancione.

Ma la discussione è emersa anche a livello provinciale, tanto che Bergamo ha annunciato di voler chiedere una deroga visti i dati decisamente inferiori rispetto alla media lombarda. Non, invece, Brescia che ogni giorno è seconda solo a Milano per numero di nuovi casi positivi. Tuttavia, il sindaco Emilio Del Bono ha chiesto che la situazione venga analizzata non a livello regionale, ma tra province diverse. In ogni caso il ritorno alla zona rossa a partire da domani, domenica 17 gennaio, vuol dire, per quanto riguarda la scuola, di nuovo la didattica a distanza al 100% non solo nelle scuole superiori, ma anche alle seconde e terze medie. In presenza solo per quanti devono partecipare ai laboratori o disabili che hanno bisogno di assistenza.

In più, saranno vietati gli spostamenti anche all’interno del proprio Comune, i bar (che restano chiusi come i ristoranti) potranno fare solo servizio d’asporto fino alle 18 e i ristoranti anche ma fino alle 22. Chiusi anche i negozi e mercati, tranne i supermercati, farmacie, edicole, tabaccai e chi vende genere di prima necessità, per le comunicazioni (negozi di elettronica) e per la casa. Resteranno aperti anche i parrucchieri, non i centri estetici. Resta attivo anche il coprifuoco dalle 22 alle 5, mentre ogni volta per spostarsi – ammessi solo in caso di motivi di lavoro, salute e necessità – ci si dovrà muovere con l’autocertificazione.

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