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Nuovo dpcm, Lombardia zona rossa. Si torna (quasi) al lockdown di primavera

Si salvano solo le attività produttive, così come le scuole: lezioni permesse in presenza fino alla prima media.

(red.) Si salvano solo le attività produttive e in parte anche le scuole, ma in Lombardia a partire da venerdì 6 novembre, almeno per quindici giorni si tornerà ai tempi del lockdown duro della scorsa primavera per fronteggiare la recrudescenza del Covid-19. La nostra regione, come indicato nella bozza del nuovo decreto del presidente del Consiglio che il premier Giuseppe Conte ha firmato nella notte tra martedì 3 e oggi, mercoledì 4 novembre, è previsto che venga inserita come zona rossa, quella ad alto rischio. Questo, in attesa di un’ordinanza ad hoc che arriverà oggi, mercoledì 4 novembre, dal Ministero della Salute per identificare tutte le regioni divise per zone. E anche dai dati del bollettino quotidiano diffuso ieri, martedì 3, dal Pirellone si nota come la Lombardia resti la prima per contagi, addirittura ieri anche con un balzo dei deceduti risultati essere 117.

Il premier Conte aveva annunciato che ci sarebbe stato un testo di misure valido a livello nazionale e poi un altro in base a tre fasce di rischio da discutere con le regioni. E in questo senso la Lombardia si pone nella fascia più critica. Quindi, nonostante le critiche emerse dalle regioni nel momento del confronto con il Governo, quelle che seguono saranno ulteriori misure ancora più restrittive (Leggete (o scaricate) qui il testo integrale del nuovo dpcm. Qui invece trovate gli allegati) che riguardano il nostro territorio lombardo, quindi anche quello bresciano. Dovranno restare chiusi bar, ristoranti e i negozi non essenziali, mentre restano attivi i mercati rionali ma solo per gli alimentari. Chiuse anche palestre, centri sportivi, piscine e di benessere, mentre dovrebbero restare aperti i parrucchieri. Oltre al divieto di spostamento tra regioni a rischio, come già previsto nel nuovo dpcm, in Lombardia ci sarà anche il divieto di muoversi all’interno del territorio regionale e al di fuori del proprio Comune se non per motivi di lavoro, salute e didattica, tutti giustificati con un’autocertificazione.

Dal punto di vista scolastico, le lezioni saranno in presenza fino alla prima media, poi solo didattica a distanza. Ma la presenza (con l’obbligo di mascherine) sarà valida anche per chi deve seguire i laboratori e chi ha bisogno di servizi didattici speciali. Niente attività nei centri sportivi all’aperto e sarà permessa l’attività individuale solo nei pressi della propria abitazione. Dal punto di vista del commercio, potranno restare aperti solo i punti vendita di alimentari, farmacie, supermercati ed edicole, mentre restano chiusi i centri commerciali e attività di media distribuzione, tranne quelli che presentano negozi di servizi primari. Per quanto riguarda la somministrazione di cibi e bevande, bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie dovranno restare chiusi e sarà consentita solo la ristorazione con consegna a domicilio e fino alle 22 (orario di inizio del coprifuoco) il servizio di asporto con divieto di consumazione sul posto e nelle vicinanze.

Restano invece aperti all’interno delle aree di servizio in autostrada, negli ospedali e negli aeroporti. Una serie di misure che però, come detto, non piacciono alle regioni. “Destano forti perplessità e preoccupazione le disposizioni che comprimono ed esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e delle Province autonome” si legge in un documento firmato dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e inviato al premier Conte. Nel frattempo e in vista di questa nuova specie di lockdown, la Confcommercio in Lombardia sottolinea come nel periodo dal 5 novembre al 3 dicembre, quello del nuovo dpcm, si rischia di perdere fino a 1,7 miliardi di euro di fatturato e di provocare una nuova mannaia sulle attività commerciali.

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