Vaccini, tanti medici di base non aderiscono alla campagna Ats

Numerosi sanitari hanno deciso di non rifornirsi, lasciando quindi il compito alle Aziende di tutela della salute. I motivi sono molteplici.

(red.) La questione dei vaccini antinfluenzali tiene banco in provincia di Brescia e in Lombardia e per la gente è sempre difficile avere informazioni chiare e trasparenti da parte delle istituzioni.
Prima ci sono stati i vaccini bloccati da Aifa e superpagati da Regione Lombardia, poi c’è stato un periodo di silenzio assordante, in cui nessuno era in grado di capire dove e quando sarebbe iniziata la campagna e a chi fosse destinata. Ora, come si legge sul sito di Ats Brescia, a novembre sarà possibile avere l’elenco completo delle sedi in cui si potrà prenotare l’iniezione. Novembre sarà il periodo peggiore per la pandemia, ed è prevedibile aspettarsi ritardi e confusione. Ma perchè decine di medici di base hanno deciso di non aderire alla campagna 2020?

Proprio l’ultima questione merita un approfondimento, per evitare che si faccia confusione su responsabilità e competenze.
La campagna vaccini antinfluenzali è compito delle Ats; nel contratto di categoria dei medici di base non c’è l’obbligo di adesione. Quindi rifiutare è un loro diritto. Ma perchè non vogliono aiutare i propri pazienti in un momento così delicato? Le risposte sono molteplici.


EROI A PAROLE, POI ATS CI HA FREGATI.
Nel mese di maggio decine di medici di base si sono trovati in busta paga una cospicua decurtazione di denaro. Questo perchè, secondo i calcoli delle Ats non avevano raggiunto il parametro di governo clinico nella campagna vaccinale del 2019. Il dato – a parere di molti medici – non era assolutamente chiaro, e tanti sanitari che hanno contestato la scelta sostengono di non aver avuto la possibilità di dimostrare le proprie ragioni.
Ovviamente maggio era il mese in cui ci si stava riprendendo dalla prima ondata di coronavirus e i camici bianchi, molti dei quali avevano lottato come leoni contro il covid facendo ore e ore di straordinari non retribuiti senza avere un protocollo da seguire e con guanti e mascherine contate, si sono sentiti presi in giro. Ed è altrettanto normale che, quest’anno, in molti abbiano scelto di non partecipare.


LO STRESS DA COVID E LE RESPONSABILITA’.
I medici di famiglia da quasi un anno lottano insieme con la cittadinanza contro il virus. Ora che stiamo vivendo la seconda ondata, in molti lamentano che è sempre più difficile avere un confronto con Ats su diagnosi e pazienti. “Più l’epidemia avanza”, ha raccontato un sanitario alla nostra redazione, “più è difficile avere un confronto con le Aziende territoriali sanitarie. Proprio come ci è successo a marzo. Ad oggi non ci è stato ancora fornito un protocollo per la gestione domiciliare dei malati di coronavirus. Molti hanno scelto di non sobbarcarsi altre rogne, dato che è un nostro sacrosanto diritto, visto che l’igiene pubblica non spetta a noi”.


VACCINI E SICUREZZA DI PAZIENTI E COLLABORATORI.
Altri medici, nonostante tutto, avrebbero comunque aderito alla campagna, ma ci sono dei protocolli di sicurezza che vanno seguiti. Dopo l’iniezione del vaccino, infatti, il paziente deve aspettare alcuni minuti per verificare che non vi siano stati di shock o altre situazioni potenzialmente pericolose.
In uno studio preso d’assalto da decine di persone ogni giorno, come ci si può organizzare creando, inoltre, percorsi di entrata e uscita diversificate?
Alcuni medici, forse la maggioranza, nonostante tutto ha scelto di aderire alla campagna”, ha raccontato la nostra fonte, “ma le spese di smaltimento sono totalmente a carico nostro, come l’acquisto di frigoriferi e dei farmaci di emergenza; ci arrivano 20 vaccini alla volta, quindi durante il picco del coronavirus, con ore e ore di lavoro extra, avremo anche la gestione dei pazienti da vaccinare, che non capiranno il perchè alcuni siano stati vaccinati prima di altri. Ricordiamo che Ats ci paga 6 euro lordi a vaccino”.

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