Coronavirus, no danni permanenti ai polmoni. Ma preoccupa la psicologia

La pneumologa del Civile Michela Bezzi sottolinea la necessità di centri di riferimento per malati non Covid.

(red.) E’ stata in prima linea nella battaglia durante il pieno dell’emergenza sanitaria da Covid-19 quando nelle strutture dell’ospedale Civile di Brescia si è arrivati ad avere ricoverati nello stesso momento fino a 1.200 pazienti positivi. E ora, di fronte alla nuova recrudescenza del contagio e in vista dell’autunno, stagione più fredda e tipica per influenze, raffreddori e tosse, il primario di Pneumologia con specializzazione Endoscopica al Civile Michela Bezzi sottolinea alcuni elementi. Per esempio, la necessità di avere punti e centri di riferimento anti-Covid sul territorio e ai quali la stessa professionista sta mettendo mano insieme ai medici di famiglia della Valtrompia.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione le unita sanitarie di continuità assistenziale (Usca) e ambulatori aggregati, aperti anche nel fine settimana, per aiutare i malati non Covid che hanno però bisogno di essere assistiti. La stessa Bezzi sottolinea anche che al momento al Civile si trovano ricoverati alcuni tra quanti sono tornati dalle vacanze e risultati positivi, ma non hanno un luogo dove trascorrere la quarantena. E in vista dell’autunno la pneumologa sottolinea la necessità di testare più persone, tracciare i loro contatti e trattare i positivi meglio se a domicilio.

E nel frattempo è emerso anche un altro elemento sul fronte delle conseguenze da contagio. Si temeva che un terzo dei pazienti guariti dalla polmonite riportassero delle invalidità croniche. Invece non è così, tuttavia l’altro problema riguarda l’aspetto psicologico che ha colpito numerosi tra i pazienti che hanno contratto il Covid e sono guariti.

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