Coronavirus, nel bresciano unica vittima lombarda. Ricoveri in Terapia intensiva

Il deceduto è un 88enne di Rovato. E intanto la Prima Rianimazione dell'ospedale Civile non è più Covid free.

(red.) Era bresciano, precisamente di Rovato, l’88enne che ha perso la vita a causa dell’infezione da coronavirus e che è emerso come l’unico decesso nel bollettino lombardo di ieri, mercoledì 22 luglio, rispetto alle 24 ore precedenti. L’anziano, già sofferente di altre patologie, era ricoverato da alcune settimane in ospedale. Nel frattempo, anche se i medici non parlano di allarmismo ma di situazione sotto controllo, nei giorni precedenti a giovedì 23 luglio la Prima terapia intensiva dell’ospedale Civile di Brescia non è più Covid free. Negli ultimi giorni e in momenti diversi, come dà notizia il Giornale di Brescia, sono state ricoverate quattro persone che lamentano gravi infezioni respiratorie. Solo uno di loro non è bresciano, mentre tutti hanno circa 40 anni, quindi emerge come la tendenza all’infezione stia prendendo una media d’età decisamente più bassa rispetto ai mesi più drammatici della pandemia, quando vennero colpiti soprattutto gli anziani.

I medici della terapia intensiva del Civile, non più quindi vuota sul fronte del Covid-19, parlano comunque di una situazione normalizzata in due mesi e il fatto che non sia nulla rispetto a quanto hanno dovuto affrontare. Nessun allarmismo, quindi, ma viene chiesta cautela, tanto che gli stessi camici bianchi stanno vivendo un momento di attesa in vista del prossimo autunno quando temono che tornerà un aggravamento della situazione. Nel frattempo, sempre parlando del nuovo coronavirus, uno studio internazionale realizzato dalla Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive pubblicato sulla rivista Lancet Infectious Diseases e al quale ha collaborato anche Francesco Castelli ordinario di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Brescia e direttore della Clinica di Malattie Infettive del Civile ha messo in confronto le varie forme di influenza.

In particolare con la Spagnola che nell’anno successivo al termine della prima guerra mondiale aveva provocato milioni di vittime in tutto il mondo. Ovviamente erano altri tempi, ma lo studio ha certificato che la trasmissibilità del virus nel Covid-19 è più alta rispetto alle altre e ha colpito soprattutto anziani, rispetto invece alle precedenti pandemie che hanno interessato i più giovani. E lo studio certifica come nelle persone che presentano sintomi sono maggiori i rischi di ricoveri, anche in terapia intensiva.

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