Covid, nuovi casi positivi nei macelli mantovani. Brescia preoccupata

Il territorio della bassa bresciana, che possiede numerosi allevamenti, guarda al mantovano e al nuovo virus suino.

(red.) Quanto sta accadendo nel mantovano, con l’isolamento e l’individuazione di sei focolai da coronavirus tra macelli e salumifici sta preoccupando anche la provincia di Brescia, in particolare la bassa, considerando la vicinanza. Nei controlli effettuati sugli addetti che lavorano in queste strutture, sono stati trovati 68 positivi di cui la maggior parte residenti nel mantovano, ma anche a Cremona o in altre regioni diverse dalla Lombardia. E una delle ultime situazioni arriva dalla vicina Viadana, così come a Dosolo. All’interno di un salumificio sono stati sottoposti a tampone 26 addetti nel momento in cui uno di loro è stato ricoverato in ospedale a causa della febbre. E altri cinque dello stesso gruppo sono risultati positivi. In ogni caso e per fortuna la maggior parte dei nuovi positivi presentano pochi sintomi o sono asintomatici.

Ma di certo il territorio bresciano, tra i più colpiti a livello nazionale a causa della pandemia, è preoccupato per la serie di focolai che si sono diffusi nel mantovano dalla fine di giugno e che infatti proprio ieri, domenica 5 luglio, ha portato il bollettino quotidiano dei nuovi casi positivi in Lombardia sul fronte mantovano a superare quelli milanesi. Ma dalla Regione Lombardia dicono che la situazione sarebbe sotto controllo e che i protocolli di sicurezza nelle aziende sarebbero pienamente rispettati. In ogni caso dal Governo dicono che le regioni sono libere di prendere le restrizioni dove c’è bisogno.

E come detto la preoccupazione nel bresciano riguarda anche il fatto che la nostra provincia è quella che possiede più allevamenti di suini in tutta Italia. Ma Luigi Zanotti, presidente della cooperativa Assocom che commercia suini, interpellato dal Giornale di Brescia, sottolinea come i controlli siano costanti e quotidiani. E sempre sul fronte dei suini, il territorio bresciano guarda con attenzione a quanto sta accadendo in Cina, per la scoperta di un altro virus simile all’H1N1 e derivante proprio dai suini.

Ana Moreno, che lavora all’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, sentita dallo stesso quotidiano bresciano, dice che il nuovo virus venuto alla luce si diffonde dai maiali all’uomo, ma non è aggressivo, seppur si diffonda molto velocemente. Anche se il G4, come è stato chiamato e per il quale non ci sarebbe un vaccino, non dà ancora prove sulla trasmissibilità tra uomini. Per questo motivo viene chiesto di controllare gli addetti che lavorano a contatto con i maiali.

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