Nuova fase post-virus, rettore Unibs: “Ricerca fondamentale con Civile”

"Abbiamo visto come sia difficile affrontare un'emergenza con carenza di personale" dice il rettore Tira.

(red.) Quella che inizia oggi, mercoledì 3 giugno, con la riapertura dei confini regionali in Italia e il ritorno alla normalità, pur con tutte le disposizioni sanitarie da rispettare, è l’avvio di una nuova fase che interessa anche il sistema ospedaliero. I numeri dei nuovi casi di contagio e dei positivi si confermano al ribasso e l’emergenza sanitaria sta per finire alle spalle. Per questo motivo anche a Brescia si è aperta una riflessione dal punto di vista del sistema sanitario e della ricerca. Su questo fronte, interpellato dal Giornale di Brescia, il rettore dell’Università degli Studi bresciana Maurizio Tira fornisce il suo contributo.

Parla di “un’azione incisiva per sostenere il complesso futuro del Civile, ospedale con il quale l’Università è convenzionata, nella speranza che resti nella città il senso e l’importanza dell’ospedale pubblico che ora non deve pagare un altro prezzo in attesa di tornare alla piena funzionalità di prima”. E il rettore evidenzia come proprio il Civile sia stato il primo presidio ospedaliero al mondo per il numero di malati da Covid-19 ricoverati. I numeri indicano in 3 mila quelli che sono passati, dal 23 febbraio scorso con l’inizio dell’emergenza, dai letti del massimo ospedale cittadino e delle strutture collegate in provincia e agli 840 in un solo giorno. Una realtà, quella del Civile, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito, insieme all’Università bresciana, “tra i partner privilegiati nella lotta al virus” dice il rettore.

Lo stesso Tira spiega al quotidiano bresciano come ora, nel momento in cui l’emergenza da coronavirus sta terminando, si debba tornare alle potenzialità chirurgiche operando i pazienti rimasti in lista di attesa e magari aumentando la qualità delle prestazioni. Ma il rettore parla anche della necessità di investimenti, partendo dalla Regione Lombardia. “Abbiamo capito l’importanza della ricerca. Abbiamo toccato con mano quanto sia difficile affrontare l’emergenza senza un numero sufficiente di personale. Una carenza – dice il rettore al quotidiano bresciano – che ha spinto ad accelerare l’assunzione degli specializzandi prima della fine del percorso di studi, ma anche ad abolire l’esame di Stato abilitante per i medici con una prospettiva analoga anche per odontoiatri e farmacisti. Trasformazioni profonde, anche sul piano della didattica, che vanno dalla necessità di svolgere tirocini abilitanti ma anche curriculari per studenti delle professioni sanitarie parzialmente in modalità a distanza o con centri di simulazione”.

E sempre sul fronte dell’istruzione sottolinea la necessità di riflettere sulla formazione degli specializzandi da parte dell’Università. E sul fronte della ricerca si chiede di potenziare i laboratori per trattare e analizzare i virus. Nel frattempo lo stesso rettore annuncia che nascerà il Brescia Hub, un archivio digitale contenente le informazioni sanitarie di 440 pazienti da Covid curati nelle strutture del Civile. E se il Covid dovesse tornare? “Se il metodo fondamentale consiste nel suo isolamento, è necessario considerare la necessità di modulare livelli diversi di intensità di cura.

La Regione – aggiunge il rettore al Giornale di Brescia – ha identificato il Civile come primo centro Covid regionale. Questo attribuisce grande rilievo all’ospedale per la cura di questa patologia infettiva, ma rischia però di porre uno stigma negativo, offuscando il resto delle attività. Insieme alla crescita del sistema diagnostico devono crescere anche le altre specialità”. Nel frattempo, però, proprio sul fronte del centro Covid regionale a Brescia, ha raggiunto 1.600 firme la petizione lanciata dalla Fp Cgil per non allestire la sezione dedicata all’interno della Scala 4 del Civile.

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