Lombardia lancia una Banca del plasma. Coinvolta anche Brescia

Ieri al Pirellone la presentazione dei risultati che danno speranza. L'attività potrà essere estesa anche al Civile.

(red.) Dal punto stampa di ieri, lunedì 11 maggio, per presentare in Regione Lombardia il consueto bollettino quotidiano sull’emergenza da coronavirus, è stato annunciato dall’assessore al Welfare Giulio Gallera e dal governatore Attilio Fontana anche l’ampliamento a tutti gli ospedali lombardi della pratica del plasma iperimmune per guarire i pazienti affetti dal Covid-19. In pratica, come ormai da giorni si sta parlando, la possibilità di usare gli anticorpi sviluppati dai guariti per intervenire sui malati. Si tratta della sperimentazione del “San Matteo” di Pavia e che, d’intesa con il Ministero della Salute, ha coinvolto anche il Carlo Poma di Mantova. Dalla presentazione dei risultati avvenuta ieri, è emerso che il tasso di mortalità è più che dimezzato nei soggetti sottoposti al plasma.

E per questo motivo la Lombardia si vuole dotare di una “Banca del plasma immune” con la quale raccogliere gli anticorpi sviluppati dai pazienti guariti e residenti soprattutto nelle province più colpite. Infatti, lo stesso protocollo sviluppato dal “San Matteo” di Pavia e attuato dal 17 marzo all’8 maggio scorso coinvolgerà anche le altre strutture lombarde, a partire dall’ospedale Civile di Brescia dove dalla dirigenza si dicono pronti ad adottarlo. I risultati scientifici emersi da questa sperimentazione saranno illustrati giovedì 14 maggio a una rivista specializzata e che potrebbe pubblicarli. Dal punto stampa di ieri, lunedì 11, è emerso che il tasso di mortalità tra i soggetti in terapia intensiva era tra il 13 e il 20%, ma usando il plasma il tasso si è ampiamente ridotto al 6%. In pratica, se il decesso colpiva un paziente su 6, dopo il trattamento avveniva per un paziente su 16.

Ma non solo è stato ridotto il tasso di mortalità, perché sono emersi anche miglioramenti nella respirazione e infiammazione. A questo punto l’obiettivo, come detto, è realizzare una “banca del plasma” e per questo motivo si punterà sui donatori ad ampio raggio e guariti al virus, come gli oltre 7 mila presenti nel bresciano. L’Ats contatterà proprio i pazienti guariti, ma anche gli operatori sanitari che hanno sviluppato gli anticorpi e i donatori Avis per capire se abbiano sviluppato lo stesso materiale ematico. La volontà, come annunciato dall’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, è quella di partire dai territori più colpiti dalla pandemia, quindi dalle province di Brescia e Bergamo.

Nel frattempo l’Avis regionale e il Pirellone stanno sviluppando un protocollo rivolto ai donatori di Avis per sottoporli al test sierologico. E gli stessi donatori, al momento di sottoporsi al prelievo del sangue, potranno indicare l’autorizzazione a donare il plasma. In provincia di Brescia sono 34 mila i potenziali donatori che potranno prenotarsi e con la possibilità di avviare i test dalla fine di maggio o dai primi di giugno. Se avessero sviluppato gli anticorpi, saranno poi sottoposti ai tamponi per capire se siano ancora positivi al coronavirus.

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