Coronavirus, non autorizzati ma boom di richieste per i test sierologici rapidi

Le imprese che hanno ripreso il lavoro e quelle che inizieranno hanno acquistato i kit da sottoporre agli addetti.

(red.) Dalla conferenza stampa di ieri sera, giovedì 16 aprile, dalla sede della Protezione Civile per la quotidiana presentazione dei dati connessi all’emergenza da coronavirus, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha specificato che i tanto richiesti test sierologici non danno una “patente di immunità”. In pratica, non sarebbero attendibili per confermare che una persona abbia sviluppato o meno gli anticorpi con cui difendersi dal Covid-19 ed evitare di essere contagiato. Oppure, al contrario, di essere già stato colpito, ma poi guarito.

Tuttavia, in provincia di Brescia, come riporta il Giornale di Brescia, è già la partita la corsa da parte delle aziende e amministrazioni locali a recuperare questi kit. Tanto che molti si stanno rivolgendo ai laboratori e alle farmacie per acquistare lotti da sottoporre. Il meccanismo prevede di mescolare alcune gocce di sangue con il reagente e capire se quel soggetto abbia contratto il virus. Anche se l’unico trattamento certificato è quello del tampone. In effetti, sul fronte dei test sierologici che dal prossimo 21 aprile partiranno anche in Lombardia, il Ministero della Salute, basandosi sull’Organizzazione Mondiale della Sanità, non definisce attendibili quelli rapidi e comunque non vengono venduti a privati cittadini.

E nonostante non siano mai stati autorizzati, diverse imprese li hanno acquistati e così come varie farmacie. Una soluzione rapida, quindi, ma “clandestina” per consentire alle imprese di ripartire contando su dipendenti sani. E intanto, in attesa che il prossimo 21 aprile la Regione Lombardia dia il via ai test sierologici, dai laboratori della Synlab e da altri privati dicono di non aver avuto ancora autorizzazioni, ma sono pronti ad attivarsi.

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