Coronavirus, “bresciani positivi un mese prima del caso Codogno”

Bresciaoggi riporta uno studio al vaglio degli scienziati: quasi 400 positivi in Lombardia prima del 20 febbraio.

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(red.) Che il Covid-19 circolasse da almeno un mese in Lombardia prima del caso del noto paziente 1 di Codogno è stato assodato da numerosi virologi. E in effetti proprio il fatto che il virus, fortemente contagioso, transitasse sotto traccia ha portato al boom di malati nell’intera regione e che raccoglie oltre la metà dei contagiati di tutta Italia. Il primo caso conclamato di coronavirus in Italia – quello di Codogno – risale al 19 febbraio, ma sembra che già un mese prima ci fossero casi positivi anche nel bresciano. 38 per la precisione, come scrive Bresciaoggi riportando uno studio al vaglio degli scienziati.

Questo studio è stato condotto da Danilo Cereda direttore del settore malattie infettive della Regione Lombardia e Marcello Tirani del dipartimento di Igiene e Medicina preventiva dell’Ats di Pavia con anche l’unità epidemiologica dell’Ats di Brescia. La ricerca prende come riferimento casi positivi al Covid emersi tra il 14 gennaio e l’8 marzo e il contagio diviso per determinati periodi. Così, come riporta Bresciaoggi, si parla di un caso sospetto nel bresciano a Montirone già il 25 gennaio, un mese prima di quello conclamato di Codogno.

Ai primi di febbraio un altro anche a Manerbio e un aumento fino al 15 febbraio, mentre al 20 febbraio, con il caso di Codogno, già sei Comuni bresciani della bassa avrebbero avuto dei casi positivi. E lo studio, al vaglio, rende conto del fatto che prima del 20 febbraio in Lombardia ci sarebbero stati quasi 400 casi positivi sotto traccia e che hanno potuto circolare liberamente e in modo inconsapevole.

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