Coronavirus, terapie intensive lombarde chiedono aiuto altre regioni

Anestesisti e rianimatori chiedono che i pazienti possano essere spostati e accogliere in Lombardia altri medici.

(red.) I medici, compresi quelli bresciani, che operano nei reparti di terapia intensiva come anestesisti e rianimatori negli ospedali lombardi per curare i pazienti malati e in gravi condizioni per il coronavirus alzano la voce per chiedere sostegno. E la loro idea, dalla regione più martoriata d’Italia, è quella di condividere oltre regione l’emergenza sanitaria. Tradotto, poter ricoverare i malati di terapia intensiva anche in altre regioni vicine e accogliere in Lombardia medici qualificati dalle altre regioni.

Non a caso, stamattina, venerdì 27 marzo, all’ospedale Civile di Brescia potrebbero aprirsi nuovi 13 posti di terapia intensiva, ma non c’è personale qualificato. “Nelle altre regioni per fortuna il virus non si è così diffuso grazie alle misure di contenimento adottate – dicono – mentre in Lombardia e a Brescia, la seconda provincia più colpita restiamo allo stremo. Riteniamo assurdo che non si possano superare le barriere tra una regione e l’altra”.

Tra l’altro, proprio i rianimatori e anestesisti avevano scritto al governatore lombardo Attilio Fontana sollevando l’allarme di una possibile calamità sanitaria nel dover quasi trovarsi a scegliere chi far vivere e chi no. Per fortuna non si è arrivati a prendere queste tragiche decisioni.

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