Coronavirus, i detenuti di Canton Mombello scelgono il dialogo

Nel carcere di Brescia c'è stato un confronto molto proficuo tra guardie e carcerati. "Ora però avanti con misure alternative".

(red.) Nella mattinata di martedì 10 marzo si è svolta nel teatro della Casa Circondariale Nerio Fischione (Canton Mombello) una proficua riunione tra una delegazione di detenuti, la Direttrice Francesca Paola Lucrezi, la Comandante Letizia Tognali, alcuni agenti di polizia penitenziaria e la Garante Luisa Ravagnani per affrontare le problematiche emerse a seguito delle modifiche trattamentali imposte all’interno degli istituti per prevenire la diffusione del Covid-19, coronavirus, e le possibili prospettive nel breve periodo.

I detenuti, dimostrando forte senso di responsabilità e comprensione dei nuovi limiti loro imposti, non hanno in alcun modo tentato di strumentalizzare la situazione, al contrario mostrando una sincera volontà collaborativa per il mantenimento del massimo livello possibile di normalità all’interno dell’Istituto.
Comprensibilmente e profondamente preoccupati per la salute dei propri cari all’esterno, hanno sentito inoltre il bisogno di far giungere a tutta la collettività esterna la loro solidarietà e vicinanza per quanto sta accadendo, riservando un pensiero speciale a tutte le persone – detenuti e operatori penitenziari – coinvolte negli scorsi giorni nei ben noti e tristi accadimenti che hanno sconvolto la vita di alcuni Istituti di pena italiani e portato, purtroppo, alla morte di nove detenuti.
Fortemente convinti che questo difficile momento si possa superare solo attraverso il rispetto reciproco e la costante collaborazione con le istituzioni per la tutela della salute di tutti, i detenuti di Nerio Fischione auspicano che gli episodi degli ultimi giorni non si ripetano e si trovino al più presto, nei luoghi dove vi sia la necessità, piani di comunicazione efficaci come sta accadendo per loro a Brescia.

In ogni caso, l’Amministrazione Penitenziaria nella sua interezza, la Magistratura di Sorveglianza e ovviamente la Garante, sono consapevoli che il profondo senso civico messo in campo dai detenuti non possa essere l’unico strumento su cui puntare per affrontare l’emergenza: c’è la necessità di ampliare in tempi brevi il numero delle misure alternative applicabili, in accordo con la normativa vigente, al fine di permettere a chi ha i requisiti, di poter uscire dal carcere e ridurre, seppur non di quanto ce ne sarebbe bisogno, il sovraffollamento dell’istituto.
Parte fondamentale di questo obiettivo è senza dubbio la consolidata rete di housing gestita dalle coop sociali e dalle organizzazioni di volontariato penitenziario bresciano che, con il prezioso aiuto degli agenti di rete, sta lavorando al fine di aumentare il numero di alloggi disponibili per la gestione delle misure alternative che saranno applicate in questa speciale circostanza e i servizi da riservare all’accoglienza dei detenuti che ne usufruiranno.

L’intenso impegno dei detenuti e del personale penitenziario (civile e di polizia) per la creazione di un positivo modello di gestione delle emergenze che veda tutti impegnati, senza contrapposizione di ruoli, per il raggiungimento del medesimo, prezioso, obiettivo merita senza dubbio di trovare, specialmente in un momento così difficile, aiuto esterno. “Mi conforta il fatto che non si tratti di una sfida nuova per Brescia”, ha commentato la garante dei detenuti, Luisa Ravagnani, “dal momento che in ambito penitenziario la città è da sempre portata a sfruttare al meglio le possibilità accordate dalla normativa vigente senza aspettare eventuali modifiche normative che, se anche migliorative, potrebbero arrivare in ritardo”.

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