Coronavirus, imprese bresciane in Cina chiuse fino a marzo?

Il Governo cinese ha stabilito la riapertura il 10 febbraio, ma la quarantena potrebbe far slittare di settimane.

(red.) I numeri sulle persone colpite dal coronavirus in Cina stanno aumentando – 427 i morti e oltre 20.600 i contagiati nei dati in tempo reale – e di fronte a questo scenario anche l’economia dell’Estremo oriente sta andando in crisi. Una situazione che coinvolge anche le numerose imprese bresciane dopo che il Governo, insieme alle diverse misure di ogni singola regione e paese, ha stabilito la quarantena e aziende chiuse. E i diretti interessati sono quanti sono usciti e ora rientrati in Cina in occasione delle feste per il Capodanno cinese.

Il Governo ha indicato per lunedì 10 febbraio la ripresa delle attività produttive, ma c’è la sensazione che almeno fino a marzo la maggior parte delle linee di lavoro resteranno spente. In Cina, come emerge da un report indicato dal Giornale di Brescia, sono presenti diverse aziende bresciane e sono tutte incerte sui tempi di ripresa delle attività. Ci sono la Gefran, ma anche la Cobo di Leno, Omav di Rodengo Saiano, Gimatic di Roncadelle, Camozzi, Copan, Gnutti Carlo, Ivars, La Leonessa, le Officine Meccaniche Rezzatesi e la Sabaf. E tra queste c’è chi segnala che prima di riprendere le attività si dovranno ripulire gli ambienti di lavoro e controllare la temperatura dei dipendenti che torneranno in fabbrica.

Nel frattempo, sempre da quanto emerge dal quotidiano bresciano, ci sono diverse aziende che starebbero decidendo di riportare tutto in Italia per condizioni di lavoro più favorevoli. E intanto anche la fiera più nota al mondo nel settore dei casalinghi a Francoforte, in Germania, rischia di vedere meno aziende partecipanti rispetto al consueto. Tra le imprese coinvolte c’è anche la Ghidini Cipriano di Lumezzane che potrebbe valutare di spostare la produzione dalla succursale cinese verso i propri stabilimenti in Valgobbia e a Gussago.

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