Staminali, Lorenzin contestata a Roma

Il ministro è stata apostrofata duramente in piazza Montecitorio da persone che chiedono la libertà d'accesso alla cura. "Serve una sperimentazione"; ha replicato.

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(red.) «Si vergogni, non ci ha mai ricevuto».
Urlando queste parole, nella notte  tra mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre, i malati gravi che dal 23 luglio manifestano in piazza Montecitorio per la libertà di cura con il metodo Stamina, hanno contestato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, bloccando la sua automobile e costringendola a scendere per un confronto. «Si fermi a parlare con questi ragazzi, si stanno lasciando morire, dice di averci parlato ma non è vero. Non ha una coscienza?», ha detto uno dei manifestanti a Lorenzin, che una volta scesa ha avuto un colloquio in particolare con Sandro Biviano, il ragazzo di Lipari affetto da distrofia muscolare diventato in qualche modo il simbolo della protesta. «Io l’ho già incontrata, capisco la sua sofferenza personale e la sua malattia. Io», ha detto il ministro, « sono la persona che ha fatto la legge per la sperimentazione del metodo Vannoni. Umanamente le pare che io non farei qualcosa per lei? Dobbiamo rispettare delle norme che non sono burocratiche, ma è quello che è stato valutato scientificamente».
Biviano ha replicato al ministro: «Noi non abbiamo alternativa, non c’è una terapia». Lorenzin gli ha ricordato quindi che la sua patologia, non potrebbe, neanche se funzionasse, essere curata con il metodo Stamina.  «’Stiamo parlando di gente in fin di vita, ma che ci importa? Proviamo qualsiasi cosa, firmiamo tutte le carte che volete per assumerci la responsabilità», e’ stata la risposta dei manifestanti. Lorenzin ha poi sottolineato che «un trattamento, per essere cura compassionevole, deve aver passato almeno la fase uno della sperimentazione» e che «Brescia è aperta solo sulla base di una sentenza del tribunale, perchè era stata chiusa».

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