Tbc, in Lombardia il 30% dei casi italiani

I dati del 2008 rivelano che a Brescia i casi sono stati 186 (quasi il 15% del totale regionale). I soggetti più a rischio? Gli stranieri giovani e adulti.

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(red.) La tubercolosi (Tbc) è spesso cosinderata una malattia ‘dimenticata’, che colpisce Paesi lontani dal nostro. Eppure nel 2008 (ultimo dato riferito) in Lombardia si sono registrati 1.272 casi, quasi il 30% del totale nazionale. A ricordare un dato del Ministero della Salute è l’iniziativa promossa tra gli altri da “Stop Tb Italia, Stop Tb Partnership e International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies”.
La malattia, hanno detto gli esperti, ha colpito i polmoni in 805 casi, era extra-polmonare per altri 378 ed era una forma mista nei restanti 89 casi. Il numero di infezioni era concentrato soprattutto a Milano, che con 573 casi ne raccoglie il 45% del totale.
Seguono Brescia e Bergamo, con rispettivamente 186 e 156 casi (quasi il 15% e più del 12% del totale regionale). A Varese si sono contati 76 casi, 60 a Cremona, 50 a Pavia, 35 a Como e Lecco, 10 a Sondrio.
Proprio a Milano, la scorsa primavera, alcuni bambini delle elementari erano stati trovati positivi al test della tubercolina, e per questo i controlli erano stati estesi a un totale di 960 bimbi. Secondo i dati diffusi oggi da Stop TB, 192 di questi bambini sono risultati positivi, e 15 ammalati: in pratica, un bambino su cinque è venuto a contatto con il batterio della tubercolosi. ”Oggi, grazie alla terapia semestrale, sono tutti guariti”, hanno detto gli esperti, “ma dopo il panico scatenatosi tra i genitori dei piccoli studenti risulta difficile tornare alla normalità”.
”I genitori adesso sono preoccupati anche se il bambino svolge le attività che prima normalmente praticava”, ha detto Giorgio Besozzi, direttore del centro formazione Tbc all’Istituto Villa Marelli (Niguarda) di Milano, “come la piscina, la scuola, il viaggio sui mezzi pubblici. E anche affidarli alle cure di una tata, baby sitter o domestica straniera può diventare una fonte di ansia e preoccupazione”.
Sono proprio gli stranieri in Italia, specialmente i giovani e gli adulti, i soggetti in cui più si concentra la malattia, mentre i casi tra gli italiani sono soprattutto tra gli anziani.
”La Lombardia”, ha concluso Maria Gramegna, direttore Unità organizzativa prevenzione della Regione, “dispone di un sistema informativo dinamico e completo, in grado di descrivere l’andamento epidemiologico sul territorio: si sono registrati poco più di 1.100 casi, sostanzialmente stabili nell’ultimo quinquennio, con una lieve flessione nel 2010”.

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