Tumore, un vaccino anche per i maschi?
Buoni risultati dalla campagna contro il papilloma virus per la prevenzione del cancro all'utero. Ora si pensa ad una profilassi per gli adolescenti maschi.
(red.) Bilancio positivo per i primi tre anni della vaccinazione contro il papilloma virus per la prevenzione del tumore dell’utero, visto che quasi il 65% delle adolescenti ha aderito alla campagna. E’ il parere del presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Sergio Pecorelli.
”Si tratta di una vaccinazione sui generis”, ha spiegato Pecorelli all’Ansa, “nel senso che siamo abituati alle vaccinazioni per la prevenzione delle malattie infettive. In questo caso si tratta di prevenire un tumore e non si sapeva come sarebbe stata accettata”.
Il presidente dell’Aifa ha spiegato che vaccinare gli adolescenti avrebbe potuto creare problemi per i genitori i quali tendono a pensare che l’attività sessuale avviene in età più matura. ”Ma la percentuale di risposta è stata complessivamente buona ora”, ha aggiunto Pecorelli, “il problema è mantenerla alta”.
”Intanto a Brescia”, ha aggiunto il presidente dell’Aifa, “grazie ad un progetto della Regione Lombardia è partita una ricerca pilota sull’accettabilità dei maschi: su un campione di 100 ragazzi il 90% ha chiesto di essere vaccinato. Una pratica che in Australia è già avviata da 4 anni e in Austria da 2 anni. In un contesto di crisi economica oso pensare che i produttori possano diminuire i prezzi del vaccino”.
In questi anni, ha spiega Pecorelli , l’avvio della campagna è coincisa con una serie di fattori: la situazione economica generale, l’arrivo del virus pandemico H1N1; molti hanno messo in dubbio l’efficacia della vaccinazione nonostante l’ente americano per i farmaci Fda, quello europeo Ema e quello italiano Aifa si siano pronunciate per la sicurezza e l’efficacia. Attualmente la profilassi è per le adolescenti; per le donne fino a 26 anni alcune Regioni hanno deciso di distribuire il vaccino tramite Asl e ospedali a prezzo ‘politico’ circa 1/3 del prezzo di vendita. Recentemente l’Ema ha suggerito di ampliare la fascia a 45 anni confermando l’efficacia anche per questa età. Tutti questi fattori, ha sottolineato Pecorelli, hanno sicuramente inciso sulla consapevolezza che questo obiettivo si può raggiungere.
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